A Chieri l’autovelox dello scandalo continua a fare multe

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Questa è una storia che, nel suo piccolo, dimostra come spesso funzionano le cose nel mondo della politica e in quello dell’informazione. Una notizia locale apparentemente minima, quasi irrilevante per chi non ne è toccato direttamente, si gonfia: diventa un caso di cui si interessano giornali e televisioni, si trasforma nel simbolo di un problema che d’improvviso interessa tutto il Paese, se ne dibatte a livello politico, si parla di “scandalo” e di “vergogna”, le associazioni dei consumatori intervengono a difendere i “cittadini vessati”. Poi i riflettori si spengono, l’indignazione si sposta su qualche altro bersaglio, la rabbia sui social si indirizza altrove. La bolla si sgonfia, e tutto rimane com’era. Esattamente com’era.
L’autovelox dei record
Tutto ha inizio il 10 febbraio 2024, quando il Comune di Chieri, nell’hinterland collinare torinese, ha attivato una versione aggiornata dell’autovelox fisso in strada Fontaneto 131, già noto ai residenti ma da sempre poco temuto perché capace di rilevare la velocità soltanto in una direzione, quella che porta in città dal vicino comune di Santena. Con il nuovo dispositivo le rilevazioni avvengono in entrambe le direzioni di marcia: quella che porta fuori dal centro abitato, verso la campagna, induce gli automobilisti a premere troppo sull’acceleratore.
Il velox ha fatto il suo lavoro in relativa tranquillità per qualche settimana. Poi, all’arrivo delle prime multe, si è scatenata la bufera. Le sanzioni sono arrivate tutte insieme: c’è chi ne ha ricevute sette, chi dieci, chi trenta, chi addirittura 48. La vicenda è esplosa pubblicamente in aprile. I cittadini multati – moltissimi, in soli due mesi l’autovelox ha sanzionato il triplo delle multe rispetto all’intero anno precedente – hanno chiesto annullamenti, condoni e sostegni. Alcuni mettendo in dubbio anche il corretto funzionamento dell’autovelox. «A noi è arrivata una multa per eccesso di velocità di 1,6 chilometri orari rispetto al limite», ha raccontato un automobilista. «Non è possibile che l’abbiano tarato “male”?».
A infiammare il dibattito ci ha pensato Rachele Sacco, che in quel momento era consigliera comunale di opposizione (ex Forza Italia, oggi è presidente di Azione per la Città metropolitana di Torino), che ha portato la questione in Consiglio comunale e ha accusato l’amministrazione di aver installato un dispositivo «nascosto dietro un palo» e con «segnaletica per nulla a norma». Sacco ha denunciato anche il ritardo nelle notifiche, che ha reso impossibile per molti automobilisti correggere il proprio comportamento prima di ricevere altre sanzioni. «Siamo tutti d’accordo che la legge vada rispettata, ma le multe sono arrivate tutte insieme e a distanza di almeno un mese dalle infrazioni», ha spiegato. «Questo non è pensare alla sicurezza ma solo un modo per fare cassa. Vedere arrivare malloppi di verbali a distanza di due mesi crea problemi economici e psicologici, perché ora la gente è angosciata».
«È palese che qualcosa non ha funzionato – ha aggiunto –. Il 18 aprile scorso, poi, è stata pubblicata una sentenza della Corte di Cassazione che accoglieva il ricorso di un cittadino di Treviso. Nella sentenza si dice in sostanza che gli autovelox, oltre che approvati dal ministero, devono essere anche omologati». Quello di strada Fontaneto – ha concluso la consigliera – non lo è.
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La pioggia dei ricorsi
Nel mese di maggio, i ricorsi hanno iniziato ad arrivare sulle scrivanie della prefettura e dei giudici di pace. A supportare i cittadini è intervenuta anche l’associazione Globoconsumatori, guidata da Mario Gatto, un ex pilota di rally che contro le multe da velox conduce una battaglia durissima, tanto da diventare consulente per la Commissione Trasporti alla Camera. Gatto sostiene che l’autovelox in questione, pur dotato di regolare «certificato di taratura LAT e approvato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili con decreto n. 356 del 18 agosto 2021», non è omologato, condizione necessaria secondo la giurisprudenza più recente. «Sarebbe come acquistare il pane in un negozio con una bilancia non tarata – ha spiegato –. C’è un vuoto legislativo che non dipende solo dall’Italia ma proprio dall’Europa: si sono dimenticati di stabilire il regolamento per l’omologazione degli autovelox».
Il Parlamento, in effetti, non ha mai chiarito in base a quali criteri vada fatta l’omologazione degli autovelox. Per questo spesso non viene eseguita, con la conseguenza di creare spazi per interpretazioni diverse. Non tutti, infatti, la pensano come Gatto. Respingendo il ricorso contro una sanzione, la viceprefetta di Torino Antonella Cortese ha scritto: «L’omologazione è del tutto corrispondente all’approvazione». Nel frattempo, i multati hanno continuato a ricevere sanzioni. Molte famiglie si sono trovate in difficoltà. In città è cresciuto il malcontento e si sono susseguite mozioni, interrogazioni e proteste.
Il Comune non ha ceduto
Il primo colpo di scena è datato 4 luglio 2024, quando una giudice di pace ha accolto il ricorso presentato dalla donna che aveva ricevuto i 48 verbali (nel frattempo diventati 52). I primi quattro procedimenti sono stati tutti annullati, e il Comune è stato condannato a rimborsare le spese legali. Il giudice ha rilevato diverse criticità, ma una in particolare: l’assenza di omologazione dell’autovelox: «Solo le apparecchiature omologate sono fonti di prova per determinare l’osservanza dei limiti di velocità», si legge nelle sentenze scritte dalla giudice Daniela Guerra. La sentenza ha aperto la strada a centinaia di ricorsi già depositati o in fase di preparazione. Secondo Globoconsumatori, era soltanto l’inizio: «Ne abbiamo presentati quasi 500 – aveva annunciato Gatto – che ora potrebbero essere accolti tutti».
Di fronte alle pressioni, ingigantite dai passaggi televisivi, il sindaco Alessandro Sicchiero – alla guida di una Giunta di campo largo che va dal PD ai Cinque Stelle a +Europa – difende la scelta dell’amministrazione. «A Chieri non arretreremo mai di un passo sulla sicurezza stradale», ha detto. «La vita e l’incolumità delle persone (compreso di chi trasgredisce, beninteso) vengono ben prima del comportamento scriteriato o anche solo distratto di una minoranza esigua di persone».
Secondo i dati riferiti dal primo cittadino, le violazioni hanno rappresentato il 3,21 per cento dei 301 mila passaggi registrati su quella strada. E allora «bisogna decidere se rappresentare chi ha preso novemila sanzioni o i 300 mila che hanno rispettato le regole».
La questione sicurezza
Nel coro di nemici, l’autovelox di Chieri trova anche qualche autorevole alleato. Se è vero che «la pubblica amministrazione ha l’obbligo di rispettare le norme sui controlli automatici – ha scritto ad esempio il mensile Quattroruote – è altrettanto vero che l’eccesso di velocità rappresenta un’infrazione molto grave, tale da mettere in pericolo la vita altrui e la propria: 52 violazioni per aver infranto i limiti lasciano perplessi. Dunque, in questo caso, non si tratta delle multe seriali in buona fede per non aver visto un cartello illeggibile, come si verifica a volte all’ingresso delle ZTL».
La questione della sicurezza, lungo una via stretta ma trafficata come quella di strada Fontaneto, è rilevante. Nei giorni scorsi l’ennesimo incidente ha scatenato altre discussioni: un tir si è messo di traverso nell’affrontare una curva e il traffico è rimasto bloccato in entrambi i sensi per un’intera mattinata. Un disagio che ha spinto i residenti della zona a rilanciare la proposta di una chiusura della strada, usata come scorciatoia da centinaia di pendolari e decine di tir diretti verso la tangenziale.
In Consiglio comunale è stata annunciata una mozione da parte dei consiglieri di minoranza Angelo Rubatto e Antonio Zullo i quali, dopo aver incontrato gli abitanti, hanno trovato un sostegno compatto alla proposta di riservare la strada a chi vi abita o vi lavora. L’idea è di trasformarla in una sorta di ZTL: accesso solo per residenti, proprietari, agricoltori e mezzi del Consorzio per lo smaltimento rifiuti, con permessi temporanei per chi deve caricare o scaricare. Del resto, in alcuni punti la carreggiata si restringe a poco più di 4 metri, in corrispondenza di un ponte scende a 3 metri e 50 centimetri. Lontano dai 7 metri circa indicati dal codice della strada per un’arteria extraurbana a due corsie. E nonostante il divieto di transito per i mezzi oltre le 3,5 tonnellate, i TIR continuano a passare con difficoltà, bloccando il traffico e mettendo a rischio la sicurezza.
E l’autovelox? La minoranza è tornata a chiederne la disattivazione, la maggioranza e la polizia locale lo difendono senza alcun dubbio. «L’autovelox è un deterrente per chi guida troppo veloce», ribadiscono a L’Unica il sindaco Sicchiero e il comandante dei vigili Marcello Portogallo. «Lo teniamo acceso, non c’è motivo di spegnerlo». Le multe continuano, sia pure senza gli eccessi dell’anno scorso: il Comune di Chieri, interpellato da L’Unica, non fornisce dati ufficiali, ma parla di circa 15 mila sanzioni complessive da febbraio 2024 a oggi. Continuano pure i ricorsi, molti di quali approvati.
Il tutto in attesa che qualcuno – dal Parlamento alla giustizia amministrativa – decida se l’Autoscan Velox di Chieri è un baluardo di sicurezza o uno strumento illegittimo di sanzione. Nel frattempo, in strada Fontaneto molti automobilisti rallentano, con timore e sospetto. E questa, in fondo, non è una brutta notizia.
Questa puntata di L’Unica Torino termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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