Cultura, Lo Russo promette ma non mantiene

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L’ultima mostra sui Beatles realizzata a Torino era stata allestita al MAO. Il Museo di Arte Orientale, nel 2016, ospitò “Nothing is Real”, curata dal compianto Luca Beatrice, ispirata al rapporto dei Fab four con l’Oriente, proponendo memorabilia in dialogo con opere di grandi artisti come Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Luigi Ontani e Francesco Clemente, per citarne alcuni. E poi più nulla. O meglio, un grande annuncio che risale al 2022, quando l’assessora comunale alla cultura Rosanna Purchia rilanciò un’idea promossa dal sindaco Stefano Lo Russo, che dopo aver incontrato i vertici di Beatles Story, il museo ufficiale della band a Liverpool, aveva annunciato: «C’è molto interesse a organizzare insieme la prima esposizione in Italia del loro incredibile materiale storico».
All’epoca, il sindaco si era recato a Liverpool per passare il testimone dell’Eurovision, come da tradizione per la manifestazione internazionale. Dopo l’edizione torinese del 2022, dove aveva trionfato l’Ucraina, quella dell’anno successivo si è tenuta a Liverpool (il regolamento prevede che Eurovision si svolga nel Paese vincitore dell’edizione precedente, ma Kiev era impossibilitato a ospitarlo per via della guerra, per questo nel 2023 è toccato al Regno Unito). Nell’ambito dell’appuntamento istituzionale a Liverpool, Lo Russo aveva visitato il museo dei Beatles e incontrato la general manager, tuttora alla guida dell’ente, Mary Chadwick. L’ipotesi che fosse proprio lei a curare la prima grande mostra italiana dei Beatles, e che lo facesse a Torino, era comparsa su molti giornali. Lo Russo aveva anche immaginato di coinvolgere le Gallerie d’Italia, il grande spazio espositivo di Intesa San Paolo in piazza San Carlo, il cuore della città.
Chiedi dov’erano i Beatles (e anche il MoMa)
Che ne è stato, a distanza di tre anni, di quella mostra, annunciata in pompa magna con una conferenza stampa ripresa da tutte le testate? Niente. Non se n’è più parlato, nemmeno tra lo staff dell’assessorato alla Cultura, neanche fra i membri della Giunta comunale, men che meno qualcuno si è preso la briga di chiamare Gallerie d’Italia. L’ipotetica collaborazione fra Torino e Liverpool non si è mai concretizzata per via dei costi troppo elevati ma nessuno ha pensato di aggiornare i torinesi per dire: «Scusate, non ce la facciamo».
Lo staff del museo Beatles Story, contattato da L’Unica, ha fatto sapere che «ci sono state delle call dopo l’incontro con Lo Russo, ma tutto ciò che riguarda la collaborazione è stato gestito dagli uffici del sindaco di Liverpool». Dal Consiglio comunale di Liverpool non sono arrivate risposte alle nostre richieste, anche perché la città ha appena vissuto settimane turbolente sul piano dell’ordine pubblico. È l’ennesimo sintomo di “annuncite”, malattia assai diffusa nei palazzi che porta i contagiati ad annunciare ufficialmente eventi che non si realizzeranno mai: un virus che sembra aver colpito inesorabilmente la politica culturale di Torino. Così, mentre le Gallerie d’Italia di Milano inaugurano una mostra sui Beatles – questa volta sul serio – proprio nel sessantesimo anniversario dal celebre concerto milanese al velodromo Vigorelli, Torino non farà nulla. Nonostante gli annunci.
Stesso discorso per un’altra mostra, una non precisata esposizione da tenere in collaborazione con il MoMa di New York. Nell’annuncite, il sindaco Lo Russo era stato accompagnato dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. I due se n’erano usciti con una nota congiunta: «Ci siamo confrontati con il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi e in accordo con lui abbiamo proposto al MoMa di riportare in Italia, in prestito, alcuni straordinari capolavori finiti per vari motivi all’estero, e da vari decenni mai più riuniti in una mostra nel nostro Paese». Erano entrambi in missione a New York, dove in effetti avevano incontrato, fra le varie istituzioni locali, anche i direttori del MoMa e del Guggenheim. Era gennaio 2023 e da allora – anche qui – non si è saputo più nulla. Forse perché, esattamente un anno prima, Torino aveva già ospitato una mostra con opere del MoMa: “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940” negli spazi di Camera-Centro italiano per la fotografia.
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Gli annunci sul Museo della Resistenza
Allargando lo sguardo, troviamo altri interessanti contagi di annuncite. Un elemento che storicamente e culturalmente dovrebbe essere centrale per una città come Torino, medaglia d’oro al valor militare nella lotta al nazifascismo, è il Museo diffuso della Resistenza. Dopo un lungo battibeccare con il vecchio presidente Roberto Mastroianni (nominato dalla precedente Giunta di Chiara Appendino), il Comune di Torino ha prima individuato una possibile sostituta, Rita Marchiori, già capo della comunicazione del Consiglio regionale del Piemonte. Tuttavia, Marchiori, dopo aver verificato che l’intenzione del Comune era quella di accorpare il museo con il Polo del ‘900, la struttura che lo ospita, aveva fatto un passo indietro. Era l’estate del 2023 e la decisione di rinunciare alla candidatura aveva creato ulteriore scompiglio in un museo che, nonostante le promesse (anche da parte della Regione Piemonte) di aumentare i contributi e finanziare il necessario riallestimento, era ancora senza un direttore. L’ultimo, Guido Vaglio, aveva lasciato nel 2019 senza essere mai sostituito.
Solo a febbraio 2024, il museo ha trovato un nuovo presidente, Daniele Lupo Jallà, che si è dato da fare per far ripartire l’ente e, messa da parte almeno per il momento l’ipotesi dell’accorpamento, ha lavorato per arrivare a un bando per il nuovo direttore. Il bando è arrivato, si è chiuso lo scorso 31 maggio e se ne attendono gli esiti, ma la sorpresa è che il direttore – chiunque sarà – lavorerà part-time. Nel bando si parla di un impegno di «20 ore settimanali» e ci si domanda come sia possibile rilanciare un museo di questa importanza con premesse del genere. A ottobre del 2024, il vicepresidente del Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Piemonte, Domenico Ravetti (Partito Democratico), aveva proposto di rendere quello di Torino un Museo della Resistenza regionale, con funzioni di coordinamento con gli altri enti del Piemonte. Difficile immaginarlo con un direttore a mezzo servizio e un budget che non è cresciuto (appena 260 mila euro l’anno). Intanto, a Milano, sta per nascere il Museo Nazionale della Resistenza.
Gli eventi musicali
Per tornare alle questioni musicali, un altro esempio riguarda il festival “Todays”. Curato per nove edizioni dal direttore artistico Gianluca Gozzi nominato con un affidamento diretto, all’inizio del 2024 è stato messo a bando dal Comune. Ha vinto la Fondazione Reverse, che già organizza lo “Stupinigi Sonic Park” e cura la stagione del Teatro Superga di Nichelino. “Todays” è stato spostato al Parco della Confluenza, tra le proteste dei comitati ambientalisti, non ha rispettato le attese e nonostante le promesse di un nuovo bando «fatto meglio» (da parte degli assessori comunali a Cultura e Grandi eventi, Rosanna Purchia e Domenico Carretta), così non è stato. Nel 2025 si è aspettato di nuovo l’inizio dell’anno per lanciarlo e, questa volta, nessuna proposta è stata ritenuta idonea. Risultato: “Todays” nel 2025 non si farà.
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A Torino la musica perde i pezzi
A fine 2024, dopo aver assegnato di nuovo a Reverse l’organizzazione del Capodanno in piazza, era filtrata la notizia della partecipazione del cantante Tananai. Dopo qualche giorno, è dovuto intervenire lo staff dell’artista per contattare i giornali torinesi e smentire la sua partecipazione. A metà gennaio, il consigliere Andrea Russi, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Comune, ha denunciato lo scarso successo del Capodanno costato quasi un milione di euro: su 13 mila biglietti disponibili, ne sono stati prenotati 11.898, di cui effettivamente ritirati solo 9.794. E proprio Reverse, in questi giorni, si è vista bloccare dall’Ente Parco, a meno di un mese dall’inizio, il prossimo “Stupinigi Sonic Park”, già annunciato nella Palazzina di Caccia dei Savoia. La causa? I rischi per la fauna (in particolare una colonia di pipistrelli). È, quest’ultima, una faccenda che riguarda il Comune di Nichelino e che andrebbe approfondita: come mai in tutte le edizioni precedenti non si era posto questo problema?

Le celebrazioni di via Po e Torino “capitale”
Non si perde, infine, l’abitudine di celebrare come straordinari degli eventi che, in qualunque città, apparterrebbero all’ordinaria amministrazione. Il caso di via Po è emblematico. Dopo aver valutato la chiusura totale della via per l’intero periodo dei lavori (un anno), Palazzo Civico ha saggiamente deciso di chiuderla poco per volta, consentendo i necessari interventi di rifacimento dei binari e di parte del manto stradale. Il lungo cantiere ha coinciso anche con eventi importanti come il “Torino Film Festival”, nei cui giorni, dal lato sud di via Po si era obbligati a un lungo girovagare per raggiungere il Cinema Massimo, sede principale dell’evento, non una bellissima cartolina per chi veniva da fuori. Finché si è arrivati al 25 maggio 2025, quando via Po ha riaperto ed è stata inaugurata con tanto di taglio del nastro.
Il Comune ha annunciato una giornata di celebrazioni, con la pedonalizzazione temporanea della via e una festa aperta. Non c’era, però, un programma chiaro degli eventi. L’iniziativa, pur lodevole, ha coinvolto diverse realtà cittadine senza una vera regia, con l’effetto straniante di trovarsi in mezzo a gruppi di persone in attesa di non si sa bene cosa. Peccato, sarebbe bastato avere una sorta di organizzazione.
Sembra un po’ poco per una città che punta a candidarsi a capitale europea della cultura 2033. Un dossier – a dire il vero avviato con la Giunta precedente a colpi di audizioni – che si trova in fase di definizione. Servirebbe più concretezza. L’annuncite riguarda situazioni più piccole, come nel caso delle associazioni escluse dai bandi comunali che attendono ancora delle non meglio precisate «compensazioni», situazioni medio-grandi come quelle dei festival musicali oppure, ancora, situazioni molto grandi, sul piano internazionale. È il caso del Salone internazionale del libro. Nonostante le promesse che si susseguono da anni – anche da parte della Regione Piemonte – non ha ancora trovato una soluzione per il polo fieristico. Anche quest’anno, al termine della manifestazione letteraria, i vertici del Salone hanno rinnovato l’appello a risolvere la questione: o si riqualifica il Lingotto fiere oppure si costruisce un nuovo polo fieristico. Un appello caduto nel nulla. Sembra, però, che Camera di commercio intenda fare qualcosa. Ancora una volta, gli interventi arriverebbero così dai privati e non dalle amministrazioni pubbliche.
Questa puntata di L’Unica Torino termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
👋🏽 L’Unica è stata presentata da Guido Tiberga, ex caporedattore de La Stampa e oggi coordinatore editoriale de L’Unica, durante “Buongiorno regione” di mercoledì 11 giugno. Potete vedere la presentazione a questo link, dal minuto 10.

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