Il blocco dei diesel Euro 5 complica la vita dei pendolari

Il blocco dei diesel Euro 5 complica la vita dei pendolari
Foto: Pixabay

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Dal prossimo ottobre, nei comuni con più di 30 mila abitanti, le automobili con motore a diesel Euro 5 non potranno circolare dalle 8:00 alle 19:30. Questo almeno in teoria, perché l’Italia resta il Paese delle proroghe e dei ritardi: il blocco avrebbe dovuto entrare in vigore a settembre 2023, ma il governo aveva concesso uno slittamento di due anni, e ora si è tornati a parlare di un’ulteriore rinvio, anche se la Pianura Padana rimane una delle zone più inquinate d’Europa.

La Lega ha presentato un emendamento al decreto “Infrastrutture” che è stato approvato il 19 maggio dal Consiglio dei ministri e che è ora al vaglio del Parlamento. La battaglia contro il blocco, che il ministro dei Trasporti Matteo Salvini si è intestato personalmente, è stata salutata con favore dai presidenti di centrodestra di Piemonte, Lombardia e Veneto. L’iniziativa vorrebbe consentire alle Regioni di introdurre misure per ridurre l’inquinamento senza bloccare la circolazione dei diesel più datati. Per il momento, però, lo stop resta all’orizzonte e viene da chiedersi se nel Cuneese le alternative all’automobile siano valide ed efficienti e possano, se non sostituire, almeno compensare la mancanza del mezzo privato.

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Ritardi e affollamenti

Secondo l’ultimo rapporto “Pendolaria” di Legambiente, nel 2024 due linee del Servizio ferroviario metropolitano (SFM) di Torino che interessano la provincia di Cuneo – la SFM4 Alba-Cirié, e la SFM7 Fossano-Cirié – sono state tra le peggiori in Italia in termini di puntualità. E anche «il resto del servizio regionale», a partire dalla tratta Torino-Cuneo, «non gode di buona salute: ritardi, cancellazioni totali e parziali, carenza di informazioni compromettono tutti i giorni la vita degli utenti». In particolare, da settembre fino alla fine dell’anno, le due linee del servizio metropolitano «hanno registrato indici di affidabilità gravemente insufficienti e ben al di sotto delle soglie previste contrattualmente». Questi problemi, in realtà, si sono protratti anche nei primi mesi del 2025 e per superare le criticità, è stato istituito un tavolo tra Regione, Trenitalia, Rete ferroviaria italiana (RFI), Agenzia della mobilità e associazioni di consumatori e pendolari.

Il vertice ha portato a un miglioramento della situazione. Riguardo alla linea verso Alba, le migliorie si sono viste in particolare dal mese di maggio, grazie all’utilizzo dei nuovi convogli “Rock” al posto dei vecchi TAF. I Treni ad Alta Frequentazione a due piani, risalenti agli anni Novanta, erano stati implementati sulla linea dopo l’inaugurazione del prolungamento verso l’aeroporto di Caselle nel gennaio 2024. Tuttavia, questi treni, che pur garantivano una capienza maggiore, «presentavano una serie di criticità di funzionamento, tra cui tempi molto lunghi per l’apertura e la chiusura delle porte, che comportavano naturalmente un rallentamento», spiega a L’Unica Sonia Grimaldi, presidente del Comitato pendolari Alba.

Nei periodi più affollati questa anomalia si traduceva in un ritardo pressoché costante di 10-15 minuti tutti i giorni, «soprattutto nelle fasce orarie frequentate dai pendolari». Un ritardo non indifferente, visto che sulla tratta viaggia un treno all’ora nelle due direzioni, che per arrivare da Alba alla stazione di Torino Porta Susa impiega un’ora e 15 minuti. Con l’introduzione di treni più moderni, i ritardi sono stati parzialmente riassorbiti: secondo il comitato, la linea ha raggiunto a inizio maggio indici di puntualità che si aggirano attorno all’85 per cento, scendendo però al 60 per cento negli orari di punta.

Restano alcuni problemi infrastrutturali, a cui Trenitalia ha cercato di sopperire con interventi mirati di manutenzione. Questi si presentano soprattutto in inverno, quando le temperature rigide portano al malfunzionamento dei molti passaggi a livello ancora presenti sulla tratta, costringendo i convogli a rallentare e ad accumulare ulteriori ritardi.

L’altro collegamento che tocca Alba, quello verso Asti (in direzione Cuneo non ci sono treni diretti), è stato riaperto a settembre 2023, ma soltanto con dodici corse al giorno dal lunedì al venerdì negli orari più interessati dagli spostamenti degli studenti e con una capienza ridotta di circa trecento posti.

Stazione ferroviaria di Cuneo – Foto: L’Unica

Due ore e 49 minuti per andare da Alba a Cuneo

Dalla parte opposta della provincia, sulla tratta che collega Cuneo e Torino ci sono stati miglioramenti dopo alcuni mesi molto difficili verso la fine del 2024 a causa di scioperi e lavori sui binari. A fine maggio, inoltre, l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi ha confermato che la Regione ha intenzione di ripristinare due corse al mattino presto e alla sera tardi, sulla scia del ritorno dei treni notturni sulla Torino-Milano.

Le due corse saranno quella delle 23:35 da Torino e quella delle 4:19 da Cuneo, entrambe soppresse durante la pandemia. I mesi del Covid avevano portato a limitazioni anche su diverse altre tratte, a partire dalla Fossano-Limone su cui transitano soltanto due treni all’ora nei giorni festivi.

Ci sono poi interventi che potrebbero arrivare nei prossimi anni e migliorare i collegamenti da Cuneo alla Liguria. Infatti, nei piani dell’Agenzia per la mobilità e di RFI è prevista la riattivazione della linea verso Mondovì, sospesa nel 2012. La situazione della linea, però, è molto critica «con alcune stazioni che sono state, di fatto, quasi abbandonate, a parte qualcuna che è stata presa sotto la cura dei Comuni», dice a L’Unica Claudio Menegon, referente del Gruppo pendolari Cuneo-Torino.

Una nota positiva è arrivata negli ultimi mesi dalla riattivazione della tratta Cuneo-Saluzzo-Savigliano a gennaio 2025, con la Regione che ha destinato 4,5 milioni di euro l’anno per dieci anni, supportata dall’impresa privata Arenaways, che fornisce il servizio ferroviario. Questo nuovo player è arrivato in pochi mesi a una quota di 500 passeggeri con 24 treni al giorno – dieci nei giorni festivi –, offrendo un servizio che i passeggeri giudicano positivo e di qualità. Da inizio giugno è entrato però in vigore l’orario estivo, che durerà fino al 30 agosto e prevede 50 corse settimanali. Tutte feriali.

«Con il contratto che è stato stipulato e con i fondi che sono stati stanziati non si riescono a coprire i giorni festivi anche d’estate, quando c’è più movimento di turisti verso le nostre montagne», commenta con L’Unica Fulvio Bellora, presidente del COMIS, il Comitato per la Mobilità Integrata e Sostenibile. Si tratta tuttavia di un primo passo che, spiega Claudio Menegon, potrebbe essere «un motivo di slancio anche per riaprire altre linee, andando così a ricostruire una ragnatela ferroviaria. Le tratte fanno parte di un sistema molto più ampio: se hai una rete che funziona, tutto il servizio acquisisce valore».

Questa rete, al momento, non c’è: Alba e Bra, solo per fare un esempio, non sono collegate direttamente con il resto della provincia. Cuneo può essere raggiunta solo facendo un cambio a Carmagnola, con tempi di percorrenza che oscillano tra le 2 ore e 29 e le 2 ore e 43 minuti. Questo soprattutto perché non è attiva la linea tra Bra e Cavallermaggiore, che sarebbe «importante per le due città, soprattutto per il movimento degli studenti: Bra ha perso delle iscrizioni agli istituti superiori da quando il treno non c’è più», spiega Bellora. «Ma servirebbe anche per collegare Savona e Cuneo con Bra e Alba. Il giro da Carmagnola comporta un’ora e mezza di viaggio in più. Per molti è insostenibile».

Le promesse della Regione

L’assessore Gabusi, però, ha confermato l’impegno per rendere il treno un’alternativa reale all’uso dell’automobile. La Regione – ha detto a L’Unica – con il trasporto ferroviario, finora è intervenuta «da un lato sottoscrivendo i contratti di servizio con Trenitalia, firmati nel 2022 per il servizio ferroviario regionale (per dieci anni) e metropolitano (per quindici), che ci hanno portato 50 treni nuovi già consegnati e altri 21 in consegna entro il prossimo anno. Poi abbiamo riaperto alcune linee che erano chiuse da anni, soprattutto la Alba-Asti, la Cuneo-Saluzzo-Savigliano, con la consapevolezza che questa è già contrattualizzata, ma necessita di una serie di interventi infrastrutturali». Anche altre linee che hanno bisogno di interventi più importanti, come la Ceva-Ormea, sono state contrattualizzate ma l’assessore sottolinea come per la realizzazione dei lavori si debbano fare i conti con il fatto che RFI è prevalentemente impegnata nella conclusione dei lavori previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Siamo a livelli di promesse e di intenzioni. Ma una rete ferroviaria ed efficiente in grado di accompagnare e sostenere il possibile blocco dei diesel Euro 5 non c’è e non ci sarà per molto tempo ancora. Lo stop non farebbe che peggiorare la situazione. Una nuova proroga sarebbe invece una boccata di ossigeno, sia pur temporanea, per le istituzioni, che almeno sulla carta avrebbero più tempo per fare quello che non è stato fatto finora.

Questa puntata di l’Unica Cuneo termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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