L’intelligenza artificiale può contrastare la fuga dei cervelli

L’intelligenza artificiale può contrastare la fuga dei cervelli
Foto: Pexels

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Nel 2040 in Piemonte si stima che ci saranno 325.417 giovani in meno rispetto al 2002. Il dato è stato diffuso dalla Fondazione Nord Est – un centro studi di carattere economico e sociale – che nello studio pubblicato nel 2024, e basato sui dati Istat, parla di «glaciazione demografica». Il calo nella fascia tra i 18 e i 34 anni assume una connotazione ancora più negativa perché si associa alla scarsa attrazione dell’Italia che determina la fuoriuscita di giovani, specialmente al Nord, non compensata da un flusso di analoga portata di giovani provenienti dagli altri Paesi più avanzati d’Europa. È quella che, ormai da anni, è stata definita la “fuga di cervelli”.

Qualcosa, però, si sta muovendo in un settore che più di ogni altro sta sollevando dibattiti e polemiche: quello dell’intelligenza artificiale (IA). In quella che sui giornali è già stata definita la «guerra globale dell’IA», infatti, sembra esserci spazio per la creatività delle piccole imprese. Quella che state per leggere è la storia di una di queste, gestita da un “cervello di ritorno”: dopo una serie di esperienze professionali in Gran Bretagna e Lussemburgo – ma anche a Milano e Pisa – Carlo Parodi è tornato in Piemonte per gestire la “Airony”, giovane impresa di Novi Ligure. «Non ho mai pensato che il termometro del successo fosse l’essere andati più o meno lontani da casa», dice a L’Unica.

La scatola degli attrezzi

“Airony” lavora con l’intelligenza artificiale: un’affermazione che vuol dire tutto e niente. Se lo chiediamo direttamente a lei, una auto-definizione, l’IA ci risponde tramite un chatbot, un programma progettato per simulare una conversazione umana. E ci risponde così: «L’intelligenza artificiale è un campo dell’informatica che si concentra sullo sviluppo di sistemi capaci di eseguire compiti che tipicamente richiedono intelligenza umana, come il ragionamento, l’apprendimento, la risoluzione di problemi e la creatività. In altre parole, l’IA è la simulazione dell’intelligenza umana nelle macchine».

Bello, ma complicato. Parodi concorda con noi quando gli proponiamo una definizione più semplice, ma efficace per rendere l’idea: l’intelligenza artificiale è una grande scatola degli attrezzi, molti dei quali non conosciamo ancora bene. Insegnare a usare quegli attrezzi è il lavoro di “Airony” che – spiega Parodi con un linguaggio meno empirico – «fornisce soluzioni tecnologiche basate su intelligenza artificiale». A clienti che stanno in giro per il mondo, in particolare negli Stati Uniti, dove lavora per aziende dal fatturato superiore al miliardo di dollari, ma anche in Gran Bretagna, in India e dovunque ce ne sia bisogno. Il tutto partendo da Novi. Con la volontà, però, di andare oltre. E di «essere una piccola azienda che fornisce soluzioni fatte su misura anche per le piccole e medie imprese. Comprese quelle locali, che magari neppure sono presenti su LinkedIn, ma sono solide, oltre che storiche – spiega Parodi –. Un lavoro non semplice, perché il grado di penetrazione dell’IA nelle piccole aziende è ancora molto basso».

Dato confermato dalla recente indagine “I numeri per le Risorse Umane - Edizione 2025” di Confindustria Piemonte, visionato da L’Unica. «Il 10 per cento delle realtà si trova già in una fase avanzata di utilizzo più o meno sperimentale, a fronte di un 38 per cento di imprese che si sta muovendo in questa direzione. Sul fronte opposto, il 49 per cento delle imprese intervistate afferma di non avere interesse nell’adottare questi strumenti», si legge nell’indagine. E c’è un ritardo delle piccole e medie imprese (PMI): «La quota di imprese che ha già integrato o sta valutando di integrare l’IA nei processi aziendali aumenta al crescere della dimensione, con il 38 per cento tra le piccole imprese, il 48 per cento tra le medie, fino al 61 per cento tra le grandi realtà. Tra quest’ultime, inoltre, si registra una quota del 15 per cento di imprese che hanno già integrato strumenti di intelligenza artificiale, una percentuale superiore rispetto a quella osservata tra le PMI, dove si attesta al 6 per le piccole e al 9 per le medie». La dimensione dell’azienda quindi appare come «un fattore rilevante quando si tratta di introdurre nuove tecnologie di intelligenza artificiale nei processi lavorativi, fattore a sua volta collegato a una maggiore disponibilità di risorse finanziarie, alla presenza di competenze interne qualificate, a una maggiore capacità di gestire progetti sperimentali e alla presenza di economie di scala che possono rendere più vantaggioso l’investimento».

“Airony”, in questo ampio futuro (ormai diventato presente) che stiamo esplorando, spazia tra la computer vision, che consente ai sistemi informatici di “vedere” e comprendere le immagini, la generative AI, in grado di creare testi e immagini originali, e i large language models (LLM) che trasformano volumi complessi di dati in informazioni strategiche da elaborare, l’automazione dei processi aziendali ripetitivi, imitando il comportamento umano e interagendo con le applicazioni informatiche, fino agli assistenti virtuali generativi, multi-lingua e multi-canale, che comprendono le richieste degli utenti, raccolgono le informazioni necessarie e risolvono i problemi in modo rapido ed efficiente.

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I giovani piemontesi a casa loro

Nel 2020 Carlo Parodi inizia a lavorare nell’azienda, e la rileva a inizio 2023, quando – racconta a L’Unica – «“Airony” era uno scricciolo con due sole persone. È stata una scelta di vita: ognuno ha il suo percorso, io credo di essere rinsavito dalla favola del successo in giro per il mondo, o forse ho capitalizzato le mie esperienze facendo una scelta, per motivi sia pratici sia sentimentali». Carlo è nato e abita a dieci chilometri da Novi. Oggi in “Airony” lavorano in dieci: «Ragazze e ragazzi giovani, quasi tutti della provincia di Alessandria o piemontesi. Tutti laureati nelle università locali».

E allora è giusto ricordare che la facoltà di informatica della sede alessandrina dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) è una storia di successo poco raccontata, con immediati sbocchi lavorativi per molte delle persone che la frequentano. Insieme a Parodi, che dell’azienda è CEO & Senior data scientist – lui pure molto giovane, laureato all’Università di Genova in Economia e Commercio e Master of Science conseguito nel 2017 con lode – incontriamo l’alessandrina Cecilia Tasca che all’UPO la laurea magistrale con lode l’ha conseguita nell’ottobre del 2024, subito prima di iniziare il lavoro per l’azienda di Novi.

«Abbiamo scelto di avere la sede qui per mantenere una connessione tra di noi. Anche se l’80 per cento del lavoro lo si fa da remoto, cerchiamo di creare sempre occasioni di incontro», aggiunge Parodi. «Essere un team sparso nel mondo proprio non ci interessa, perché anche se siamo informatici il contatto umano è fondamentale, tra noi e con i nostri clienti. Eppoi siamo e ci sentiamo di qui, vogliamo vedere il nostro territorio crescere».

Nella sede da poco inaugurata di viale Saffi, a Novi, le ragazze e i ragazzi di “Airony” sviluppano nuovi prodotti. «Come MetricMate che supporta le scelte organizzative e produttive delle aziende analizzando i dati “senza vederli”, cosa necessaria per garantirne la sicurezza», racconta Cecilia Tasca. O come LTTL Vision, un time-lapse a lungo termine che riesce a condensare in pochi minuti eventi che si svolgono in uno stabilimento o in cantiere nell’arco di settimane, mesi o addirittura anni.

Gli scenari del futuro

È vero quindi che siamo di fronte a una svolta epocale del nostro modo di lavorare, con questi nuovi strumenti, e con diversi gradi di aspettative (e magari anche di paure)? L’indagine di Confindustria Piemonte ci dà intanto un panorama delle attuali difficoltà. «Nonostante l’interesse crescente verso le tecnologie di intelligenza artificiale, molte imprese si trovano ad affrontare ostacoli significativi. Le maggiori difficoltà riguardano i costi elevati delle tecnologie o dei servizi (43 per cento). Seguono la scarsità delle competenze necessarie internamente all’azienda (32 per cento) e la complessità tecnica nell’integrazione dei sistemi, una criticità evidenziata dal 29 per cento delle imprese», si legge nello studio. «Altrettanto problematici risultano essere i fattori culturali come la resistenza al cambiamento (23 per cento) e gli ostacoli legati alla gestione della sicurezza e della privacy dei dati (23 per cento). Infine, talvolta le imprese devono fare i conti con un quadro informativo non sempre chiaro circa le opportunità offerte dall’IA (11 per cento)». La soluzione scelta da “Airony” – essere “locali” pur servendo clienti in tutto il mondo – permette di intravvedere scenari di futuro diversi e rassicuranti.

Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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