La parabola di Schael: l’ex commissario delle Molinette cerca lavoro su Linkedin

La parabola di Schael: l’ex commissario delle Molinette cerca lavoro su Linkedin
Foto: Unsplash

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Tempi duri per tutti, non è una novità. Tuttavia sorprende che fra i non più giovani che cercano lavoro sui social compaia anche Thomas Schael, l’intransigente ex-commissario della Città della Salute di Torino, a inizio anno ritratto come ideale custode del servizio pubblico e a fine agosto rapidamente scaricato da chi l’aveva imposto solo sei mesi prima.

Con la pessima pubblicità che gli ha fatto l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi – che prima di pentirsi lo aveva caldamente consigliato al presidente della Regione Cirio – a Schael non devono essersi spalancate troppe porte, se a un mese dal siluramento si è affacciato su Linkedin per cercare un incarico. Sabato 3 ottobre, il manager tedesco ha pubblicato un post sul social dedicato alle professioni, chiedendo di essere “raccomandato”: «Ciao a tutti! – ha scritto in inglese – Sto cercando una nuova opportunità professionale e sarei grato del vostro supporto. Se venite a conoscenza di qualche posizione aperta o desiderate mettervi in contatto, scrivetemi un messaggio o lasciate un commento qui sotto. Mi farebbe piacere risentirvi. #OpenToWork». 

Disponibile a ruoli di AD, o direttore generale, o entrambi

Seguono il profilo e i desiderata: «Sono alla ricerca di ruoli di amministratore delegato o direttore generale e amministratore delegato, sono aperto a ruoli in Italia, con preferenza per Torino, Milano e Roma e nell’Unione Europea». In precedenza, aggiunge il neo candidato con insolita umiltà – considerato che non sottolinea il suo ruolo di direttore generale – «ho lavorato nel settore sanitario presso l’ospedale universitario A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, all’Azienda sanitaria locale Lanciano Vasto di Chieti e al Südtiroler SanitätsBetrieb, Azienda Sanitaria dell’Alto Adige». La disillusione per il velenoso mondo politico-sanitario deve aver contagiato anche “der Kommissar”, da sempre pervicacemente ottimista, ma adesso disponibile a misurarsi anche in altri settori, purché ci siano lavoro e stipendio: ICT, produzione e pure terziario.

Chissà che qualche azienda torinese decida di snobbare le valutazioni dell’assessore e risponda all’appello: Torino infatti compare in cima alle priorità dell’ex-direttore che poco prima di essere silurato aveva trovato casa in città.

Fra i commenti all’annuncio qualche  «Forza Thomas», «Ti meriti il meglio», «Con te si lavora benissimo». «Se sento qualcosa ti informo», scrive Isabella Mastro, commissaria straordinaria a Tor Vergata. Nella lista, per ora non lunghissima,  anche Mario Alparone, ex direttore generale di aziende sanitarie e da due anni  direttore generale di Finpiemonte, la società finanziaria a totale capitale pubblico che sostiene lo sviluppo economico della regione: «Per Aspera ad Astra!», – attraverso le asperità fino alle stelle – è il suo augurio a Schael. E poi: «La vita di un manager non è mai un percorso lineare. È capitato a tutti di avere momenti complicati, Thomas. Per questo comprendiamo. Ad maiora!».

Aveva detto: c’è sempre qualcuno che mi cerca

Non resta che unirsi agli auguri. Certo è che l’avviso di disponibilità su Linkedin, evidentemente in attesa di bandi a cui è probabile che Schael parteciperà, non dev’essere stato un passo facile per l’uomo dal polso di ferro che, in un’intervista a La Stampa poco prima di essere esautorato, aveva mostrato una sicurezza invidiabile sul suo futuro: «Mai rimasto disoccupato. C’è sempre qualcuno che mi cerca». Per non parlare di alcuni atteggiamenti da supereroe: «Sono Thomas Schael e nessuno mi ha mai detto di no» che – come ha ricordato un articolo de L’Unica il 3 settembre – gli sono valsi, nei corridoi dell’ospedale Molinette, l’appellativo di «adolescente irrisolto».

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Come ha raccontato L’Unica, il percorso professionale di Schael è disseminato di contrasti e polemiche: ovunque sia andato a comandare è finita in baruffa. La fama del direttore tedesco era ben conosciuta e il veto dell’università alla sua nomina a direttore generale era stato esplicito sin dall’inizio. Ma a conferma che il diktat dei partiti finisce sempre per prevalere a dispetto delle rinnovate promesse di autonomia, i vertici della Regione hanno aggirato l’ostacolo e non potendolo nominare direttore senza l’ok dell’Ateneo – dato che la Città della Salute è un ente universitario – lo hanno assunto come commissario. Anche se, in forma del tutto inedita, con un mandato quinquennale.

Peccato che dopo sei mesi la liason fra Riboldi, Cirio e Schael fosse già tramontata e il direttore non abbia avuto tempo di iniziare davvero l’opera di “cambiamento” per cui era stato prescelto. Non si è arrivati neppure a fine anno, come mosse diplomatiche avrebbero richiesto, nella speranza che nel frattempo si liberasse da qualche parte un posto per il manager che in qualche modo mitigasse il fallimento delle scelte della Regione.

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Sei mesi di tensioni continue

Il fastidio di Riboldi per il protagonismo del commissario – e le tensioni dovute alla determinazione di Schael nel perseguire il “cambiamento” che gli era stato richiesto – erano emerse da subito. Alcune decisioni del commissario sollevarono proteste e polemiche: dall’ipotesi di sospensione delle convenzioni con le cliniche che ospitano l’attività privata “intramoenia” dei medici ospedalieri, al super-nodo del bilancio consuntivo 2024 che Schael ha rifiutato di firmare, ingaggiando con un contratto da due milioni di euro un gruppo di advisor incaricati di far luce sulle scelte amministrative (recenti e più lontane) dei vertici dell’azienda. Il bilancio andava inviato al Ministero dell’Economia, ed è evidente che un ritardo nella consegna dei documenti chiesti dal governo non poteva non inquietare la Giunta regionale. Tanto più che il caso del bilancio, presentato da Schael come azione “di assoluta trasparenza”, andava a sommarsi a un’inchiesta della magistratura il cui esito preoccupa i vertici della Regione. Anche per sedare le possibili fibrillazioni in arrivo, Cirio e Riboldi hanno nominato direttore generale Livio Tranchida, in arrivo da Cuneo.

Le deposizioni in Procura dell’ex commissario hanno infatti aperto nuovi filoni di indagine che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio per una decina di ex manager di una delle più grandi aziende ospedaliere-universitarie d’Europa. Per non citare la condanna (dopo la denuncia del sindacato medici CIMO) da parte del tribunale del lavoro per condotta antisindacale, dopo l’introduzione dell’overbooking sulle visite e la sospensione della libera professione dei medici ospedalieri nelle cliniche private, scelte assunte senza aver coinvolto i sindacati. 

Ma chi conosce Schael sa che il manager tedesco può anche essere avvilito ma non è tipo che si arrende e Linkedin potrebbe essere solo una delle strategie per ridisegnare il suo futuro. Mentre cerca lavoro avrà tempo di meditare sull’ipotesi di una contromossa contro il suo licenziamento e non si può certo escludere un ennesimo colpo di scena destinato a riaprire il sipario. 

Il dopo Schael alle Molinette

Intanto, a dirigere la Città della Salute è arrivato Livio Tranchida, che per non farsi mancare nulla dovrà continuare a gestire anche l’ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo fino al 1° novembre, in attesa che sia resa nota, il 23 ottobre, la sentenza del tribunale amministrativo regionale (TAR) sul futuro del nuovo ospedale di Cuneo sul quale pende il ricorso del gruppo FININC, la holding di Narzole che lavora nel campo delle infrastrutture. FININC aveva presentato un progetto in partnership pubblico-privata (PPP) con diritto di prelazione – cioè la facoltà di essere preferiti rispetto a terzi allo scopo di concludere un contratto – ma si era dovuta scontrare con il parere degli advisor consultati dalla Regione che consigliavano di costruire il nuovo presidio con i fondi pubblici dell’INAIL.

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Se il TAR dovesse dare ragione a FININC, la Regione dovrebbe sborsare 10 milioni e 800 mila euro o, in alternativa, tornare all’ipotesi di costruire l’ospedale in partnership pubblico-privata. Ma non è l’unica questione sul tavolo. L’azienda cuneese diretta finora da Tranchida vive giorni incandescenti per una vicenda di prenotazioni fittizie di visite ed esami diagnostici fissati in piena notte e persino a Natale e Capodanno: un caso sul quale si è acceso anche il faro del Ministero dell’Economia e che potrebbe sollevare dubbi sulla correttezza della comunicazione sui dati sulle liste d’attesa. «Nessuna anomalia», ha assicurato l’assessore Riboldi ma è indubbio che il neo commissario della Città della Salute abbia dovuto buttare più di un occhio anche su questo caso mentre metteva le mani nel clima torbido di Molinette & Co.

«Non vedo tempeste all’orizzonte», ha detto Tranchida nel giorno del benvenuto in corso Bramante, sede della Città della Salute. Le parole d’ordine sono “pace e serenità”: a partire dalle prime iniziative, come il rito delle colazioni nei reparti per testare il cibo dei pazienti, che il nuovo direttore generale effettuerà una volta al mese insieme a Lorenzo Angelone, ex-direttore sanitario “fuggito” a Cuneo all’affacciarsi dei problemi e ora rientrato per amore del neo-direttore. 

Ma la vera pace che cercavano Cirio e Riboldi, pressati da potentati delle cliniche private, è altrove. E allora il passo diventa felpato e i piedi si fanno di piombo. Dopo la guerra scatenata da Schael, la Città della Salute ha deciso di allungare di un altro mese le convenzioni con alcune cliniche private – Fornaca, Sedes Sapientiae, Santa Caterina da Siena – sul fronte caldissimo della libera professione “intramoenia”, che i medici dovrebbero svolgere nella sede dell’ospedale ma che, per carenza di locali adatti, viene abitualmente ospitata dalle strutture private.

La direzione aziendale ha spiegato la scelta come un “allineamento” con le nuove disposizioni regionali, considerato che il Consiglio regionale ha approvato da poco il regolamento unico per l’attività libero-professionale, quello voluto dall’ex-assessore della Lega Luigi Icardi al quale tutte le ASL del Piemonte devono uniformarsi. Schael aveva provato a riportare l’attività dentro gli ospedali: cosa buona e giusta, verrebbe da dire, sempre che ci siano gli spazi adeguati per farlo.

Chissà come andrà a finire. Per ora, è certo, un sospiro di sollievo aleggia in corso Bramante. Ma è solo una tappa: il debito è altissimo, l’indagine potrebbe sollevare altra polvere e il commissariamento, per quanto il governo sia amico, è sempre dietro l’angolo.

Questa puntata di L’Unica Torino termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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