Un “G7” per il futuro del turismo legato al vino
Alessandria si racconta
Cara lettrice, caro lettore,
ti aspettiamo martedì 18 novembre per il primo evento dal vivo de L’Unica ad Alessandria! Sarà una serata speciale per conoscerci di persona e parlare insieme della città che raccontiamo ogni settimana. Il programma prevede letture tratte dalle newsletter, dialogo con l’ospite e momento conviviale finale. Sul palco ci saranno il coordinatore editoriale di L'Unica Guido Tiberga e il professore di Storia del pensiero politico Giorgio Barberis. Non mancare!
📍 Ore 18 – LaRisto, Ristorazione Sociale (Viale Milite Ignoto 1/a)
🎟️ Ingresso gratuito – i posti sono limitati!
Poche settimane fa, Torino ha ospitato due presentazioni legate dallo stesso denominatore comune: il barolo, una delle eccellenze che caratterizzano il territorio delle Langhe assieme al tartufo, altro gioiello universalmente apprezzato. Al Circolo dei lettori è stata annunciata dal 21 al 23 novembre al Castello di Barolo – sede del WIMU, il museo del vino – la prima edizione di ENO7: una sorta di G7 dell’enoturismo che vedrà coinvolte alcune tra le principali regioni mondiali del vino: Langhe, Toscana, Trentino, Sicilia, Champagne, Borgogna e la californiana Napa Valley. L’obiettivo? Sottoscrivere un documento condiviso, la “Carta di Barolo”, che a livello internazionale detterà le linee guida per promuovere sostenibilità, autenticità e innovazione nell’enoturismo del futuro. Il secondo evento ha visto come protagonista Gianni Gagliardo, storico produttore di Barolo, autore del libro “Il fascino di un Paese straordinario”, scritto dopo aver girato il mondo grazie al vino, verificando sul campo il potere e la forza (spesso da noi stessi sottovalutati) del Made in Italy.
Due eventi nel segno del vino di qualità e della visibilità di un intero territorio, che si sono svolti nei giorni, in cui, tradizionalmente i riflettori sono accesi su Alba per la Fiera internazionale del tartufo bianco. Quest’anno, poi, la capitale delle Langhe aveva un’altra ragione per celebrarsi: la proclamazione a Capitale dell’arte contemporanea per il 2027.
Al centro c’è sempre il turismo, con tutto ciò che comporta: da un lato è una risorsa preziosa, dall’altro c’è sempre il rischio di dover fronteggiare ricadute inattese sul piano della sostenibilità economica, ambientale e sociale. Quale ruolo può avere il vino, il Barolo in particolare, nella promozione enoturistica del territorio? E quali sono le prospettive?
Da bevanda da osteria a status symbol
«Se la cultura del vino si è diffusa in tutto il mondo, gran parte del merito è del ruolo che abbiamo svolto noi italiani. Abbiamo conquistato anche l’area asiatica e ormai il vino è considerato un fenomeno globale, almeno in tutti quei luoghi dove la popolazione ha una ragionevole possibilità di spesa», ha detto a L’Unica Gianni Gagliardo. «Non vedo cedimenti in prospettiva: il vino ha cessato di essere la bevanda da osteria che accompagnava un boccone spesso anche frugale. È diventato un fatto culturale e di status. Questo concetto ha rappresentato la chiave di apertura dei nuovi mercati. Dove non c’è una cultura del vino radicata come da noi, le persone si sono avvicinate non perché attratte dal piacere di gustare del vino (questo è accaduto in un secondo tempo), ma per una questione di prestigio. Il Barolo, in questa rosa di vini che possono testimoniare lo status sociale degli acquirenti, è considerato una delle principali eccellenze». Inoltre, avere una produzione limitata rispetto agli altri, lo rende ricercato. Tutto questo, secondo Gagliardo, «è avvenuto in tempi rapidi. A parte qualche fisiologico, e non significativo, periodo di alti e bassi, a medio-lungo tempo io vedo una assoluta solidità nel mercato». Il Barolo si è affermato come un “classico”, andando oltre le mode.
Dal vino diventato status symbol allo sviluppo dell’enoturismo il passaggio è stato naturale: all’ENO7 si cercherà di fare un passo avanti, cercando una risposta a una domanda che interessa tutti, pur nelle diversità di storia e tradizione che caratterizzano le diverse esperienze: «Come si innova un luogo che vive nel culto del vino?»
La prima soluzione? Lavorare insieme: fino a oggi ogni località e ogni azienda hanno organizzato la propria accoglienza, ma si è cominciato a fare squadra e si potrà lavorare sempre di più in modo sistemico. «Il nostro territorio – ha spiegato ancora Gagliardo – ha spazio e potenzialità per creare un’accoglienza di alto profilo, adeguata ai prodotti che rappresenta. I grandi eventi rivolti a un pubblico vasto vanno benissimo, ma serve anche un’offerta in grado di attrarre un pubblico coerente con l’eccellenza dei nostri prodotti».
Il vino è una storia da raccontare
Il vino da solo potrebbe non bastare più. «Abbiamo davanti un futuro sempre più emozionale. Quando finisce l’effetto del sapore si aggiunge l’elemento di maggior valore: il fascino del racconto, la storia che mi fa sentire gratificato quando acquisto o consumo una bottiglia di vino. Di questo valore immateriale ne abbiamo tantissimo: ogni vino ha una sua storia legata a un uomo, a una famiglia, a un luogo», ha detto Gagliardo. «Sono gli aspetti che oggi si aggiungono a un prestigio raggiunto in tempi record, frutto di una visione che c’è sempre stata. Una “cultura di Langa” che era comunque già pronta ad accompagnare questa evoluzione che è avvenuta. La crescita non era programmata, noi l’abbiamo accompagnata, ma è stata la conseguenza di una cultura del vino che si è diffusa nel mondo».
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Non a caso, come ha anticipato Liliana Allena, presidente della “Barolo & Castles Foundation”, all’ENO7 si parlerà di vino e di castelli, unendo alla storia nascosta dietro al prodotto la Storia con la S maiuscola. «Oltre al castello di Barolo gestiamo quelli di Serralunga, Magliano Alfieri e Roddi. Dobbiamo ragionare però per veicolare insieme tutti i castelli, quelli di tutto il Piemonte», ha detto a L’Unica in occasione delle celebrazioni per i quindici anni del WIMU. «Barolo è il borgo del vino più importante e chi transita su quelle colline non può non vedere la maestosità di quella fortezza, crocevia di vino, produttori, enoteche, ristorazione e hotellerie, dove il vino incontra il turismo. Vogliamo mettere a sistema un prodotto sempre più appetibile». Anche per questo la sede del museo sta per essere sottoposta a restyling: «Il WIMU è nato quindici anni fa da una visione coraggiosa: raccontare il vino in un modo nuovo, emozionale, accessibile a tutti – ha spiegato Allena –. Oggi raccogliamo quel testimone e lo rinnoviamo, con l’obiettivo di continuare a parlare al mondo restando radicati nella nostra identità. Questo progetto non è un cambiamento di rotta, ma un’evoluzione: il museo si aggiorna per stare al passo con i tempi, con le tecnologie e con le aspettative di un pubblico sempre più internazionale».
Il contatto personale con i produttori
Ma quello che infine conta di più, anche per gli stranieri, è l’accoglienza. «Chi viene da noi cerca un’esperienza. La visita, la degustazione, il racconto: è lì che si gioca il valore aggiunto. Lo storytelling oggi è parte integrante del vino. Una bottiglia vale non solo per la qualità del suo contenuto, ma per la storia che sa evocare, per l’emozione che riesce a trasmettere», ha spiegato Gagliardo. «Nelle nostre cantine chi arriva incontra spesso un membro della famiglia. È una tradizione antica, ma ancora viva. Ho viaggiato molto e non mi è quasi mai capitato altrove di essere ricevuto da chi produce realmente il vino. Questo contatto diretto è ciò che il turista ricorda: la stretta di mano, la voce, il volto del produttore, il tramonto su un vigneto. I genitori del vino sono la terra e l’uomo. Gli eventi contano, ma è l’incontro umano che resta nel cuore».
L’idea di enoturismo che emerge dalle sue parole è fatta di autenticità ed equilibrio, di aperture ma anche di misura. Quella che ci vuole per affrontare l’annosa questione del turismo “d’élite” o “popolare”, accontentandoli entrambi.
«Il turismo deriva dalle proposte. Se offri passeggiate nei boschi, avrai un certo pubblico; se proponi degustazioni di grandi cru, ne avrai un altro. L’importante è far convivere entrambe le dimensioni», ha commentato Gagliardo. Secondo il produttore, Montecarlo ne è un esempio perché lì convivono il lusso e la curiosità popolare. «Questo fa lavorare i bar, i ristoranti, la macchina dell’accoglienza. Non è vero che bisogna fare delle scelte, c’è spazio per tutte e due le tipologie di turismo, bisogna solo avere qualcosa da proporre che interessi. Noi abbiamo la bellezza che è gratuita, poi abbiamo il prodotto che ha il suo valore per il cliente».
Questa puntata di L’Unica Cuneo termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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