Restauri di San Francesco, la rivincita dell’ex sindaco Cuttica: «Era una mia fissa fin dal 1997»
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No, San Francesco non è mai passato da Alessandria. Le cronache medievali che lo descrivono in città, ospite di una famiglia nobile durante un suo viaggio verso la Spagna per convertire i mori, sono probabilmente frutto di una leggenda. La presenza del Santo in città, secondo la tradizione testimoniata anche da un bassorilievo sul frontale del Duomo, «non è un fatto storicamente asseverato», ha detto l’archeologo Gian Battista Garbarino alla presentazione degli attesissimi restauri del complesso francescano di via XXIV Maggio cui ha potuto partecipare, nei giorni scorsi, anche L’Unica. Lo studioso cita «altre fonti» che provano il contrario: «La Cronica del frate Salimbene da Parma – ha spiegato Garbarino – racconta di un suo viaggio ad Alessandria nel 1249. Qui Salimbene avrebbe incontrato due confratelli “missionari” provenienti da Genova. Questa è la prima testimonianza storica della presenza dei francescani in città».
L’ironia di Umberto Eco
Un po’ è un peccato. Perché i particolari della leggenda erano molti e affascinanti, tanto da sollevare la proverbiale ironia di Umberto Eco, che nel 1965 – sull’Espresso – la citò come prova della tradizionale indifferenza dei suoi concittadini nei confronti di qualsiasi evento.
San Francesco, scrissero gli agiografi, aveva ammansito una lupa che, di tanto in tanto, usciva dal suo rifugio lungo il Tanaro per cibarsi dei bambini che trovava sulla sua strada. Brunello Vescovi, nel suo podcast Eco sentieri, ha ricordato così la reazione di Eco: «Ma perché su un episodio del genere Gubbio ha edificato la sua fama nei secoli, e Alessandria si è lasciata sfuggire l’occasione? La conclusione che ne trae Eco è che i suoi antenati non hanno ritenuto che valesse la pena di far storie per un lupo e un frate. Anche nel capitolo “Aneddoti” del pamphlet Il miracolo di San Baudolino (pubblicato nel Secondo Diario Minimo) Eco torna sull’argomento sottolineando, in merito alla vicenda del lupo, che “Alessandria ci passa sopra, che deve fare un santo se non convertire lupi? E poi come potevano capire, gli alessandrini, questo umbro un po’ teatrale e un po’ isterico, che parla agli uccellini invece di andare a lavorare?”».
Leggende o no, di sicuro la presenza ideale di San Francesco è rimasta indelebile nel complesso che è stato svelato ai cittadini sabato 25 ottobre 2025, al termine di una prima parte di restauri. Ci sono voluti molti anni – e tre sindaci, tutti presenti all’inaugurazione – per mostrare alla città che cosa nascondeva quello che da tutti era conosciuto e ricordato come l’ex Ospedale Militare, a pochi passi dal Municipio, perché quella era stata la sua destinazione dai tempi di Carlo Alberto, quando i Savoia cancellarono gli ordini religiosi e ne espropriarono i beni.
Da convento, a ospedale, a museo
La struttura «diventerà il polo museale della città e della provincia», ha detto il sindaco Giorgio Abonante (PD) durante la conferenza stampa d’apertura. Nel gruppo dei primi visitatori, due suoi predecessori che non erano lì per caso: Gianfranco Cuttica di Revigliasco, leghista, sindaco fino al 2022, che aveva sempre sostenuto il restauro di San Francesco, e Piercarlo Fabbio (Forza Italia), primo cittadino dal 2007 al 2012, che aveva contribuito alla ricerca di fondi per la chiesa e il convento Trecentesco.
«Quello che vedremo oggi è il risultato di decenni di lavoro», ha detto ancora Abonante, lasciandosi andare a qualche promessa: «Negli ultimi mesi abbiamo recuperato altre risorse per il restauro definitivo: ci godremo un bel 2026 anno di San Francesco. Non è un caso, anzi abbiamo piegato il caso al nostro volere: dedicheremo il prossimo anno al Santo e a questo meraviglioso spazio. Un primo passo sarà il trasferimento del Museo civico […]. E il “giardino d’inverno” (una galleria a grandi vetrate che collega due rami del complesso, n.d.r.) sarà dedicato alle mostre e alle esposizioni».
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Per Cuttica, che fino al 2017 insegnava Storia dell’Arte nelle superiori, l’inaugurazione del complesso di San Francesco è una sorta di soddisfazione postuma. Quasi una rivincita. Per lui, personaggio decisamente fuori dagli schemi della politica, l’ex convento del Santo era stata una sorta di scoperta giovanile: «Durante il servizio militare ci ero finito come paziente – ha raccontato a L’Unica – Avevo chiesto a una suora-infermiera di farmi vedere la chiesa». Fu l’inizio di una “passione” mai finita: «Ho creduto da sempre nel recupero del complesso – ha spiegato – fin da quando ero assessore alla Cultura con Francesca Calvo. Non ho mai cambiato idea, anche quando ci sono state opinioni divergenti e polemiche».
Polemiche che potremmo sintetizzare così: il Centrosinistra, piuttosto che sul complesso francescano, ha sempre dato priorità alla ristrutturazione della Cittadella militare alle porte della città, una delle meglio conservate in Europa e forse del mondo, ma che giace da anni in una condizione di precarietà.
Una storia lunga e contrastata
Era il 2016 quando dal ministro della Cultura Dario Franceschini furono stanziati per la Cittadella 25 milioni di euro dal Fondo Sviluppo e Coesione, e i lavori di consolidamento sono iniziati solo durante l'amministrazione di Cuttica, il quale però aveva annunciato che la sua attenzione era puntata sul complesso di San Francesco. Per questo – quando al finanziamento del governo si aggiunsero 11 milioni provenienti dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (POR FESR) – l’allora sindaco rifiutò di stanziare l’intera somma al recupero della Cittadella.
«Il problema – disse Cuttica in quell’occasione, di fronte alle proteste dell’opposizione – era dare il giusto spazio a realtà di proprietà del Comune che da decenni stanno aspettando un futuro diverso, come l’ex chiesa di San Francesco: è vero, è una mia fissa, da 24 anni battiamo il martello su quel chiodo […]. Il nostro obiettivo è farla diventare la nuova sede del museo delle esposizioni civiche. È un nostro dovere conservarne la memoria, un dovere verso un edificio purtroppo abbandonato a se stesso, già dall’epoca napoleonica, caduto nel dimenticatoio. Vogliamo ridare dignità alla storia di questa città, l’incidenza del pensiero francescano è stata straordinaria».
L’ex sindaco, visitando i locali restaurati, ha ricordato i contrasti di quegli anni. «Mi sono tirato addosso un bel po’ di polemiche», ha detto a L’Unica. Poi, in un post sul suo profilo Facebook, ha ricordato alcuni passaggi più precisi: «Per me la storia ha inizio nel 1997 (io allora ero assessore alla Cultura e al Turismo con l’allora sindaco Francesca Calvo – ha scritto – con i primi saggi volti a verificare la consistenza di intonaci e decorazioni originarie sotto uno spesso manto di intonaci e tinteggiature posticce, poi la scoperta degli affreschi alla base del campanile datati 1328, poi il rifacimento del tetto e così via sino al 2017-2018, allorquando – nella funzione di sindaco di Alessandria e nonostante un feroce atteggiamento critico di una parte della città e dei mezzi di comunicazione – riuscii a dirottare alcuni fondi POR-FESR per mettere in moto il progetto […]. Un pensiero: dai primi passi risalenti al 1997 sono passati ben 28 anni. E rispetto alla follia di voler demolire [la struttura], ancora ben vivace negli anni Sessanta del Novecento, ne sono passati almeno 60».
Il futuro della struttura
«Quello che conta adesso – ha detto ancora Cuttica a L’Unica – è che il restauro inizia a svelare la meraviglia che è, e a dimostrare il collegamento con Cassine». A Cassine, la cittadina dove l’ex sindaco di Alessandria è nato e continua a vivere nel palazzo nobiliare di famiglia, c’è una chiesa medievale dedicata a San Francesco. «Non sarà la stessa mano – ha sottolineato – ma di certo sono della stessa epoca».
Ora resta da attendere solo un anno, mese più mese meno, per avere un polo museale di tutto rispetto in centro città. Alla fine dei lavori, quando tutto potrà essere aperto al pubblico, la struttura si presenterà cosi: al piano terra l’allestimento della sezione archeologica, destinata a illustrare il territorio alessandrino dalla preistoria al medioevo, attraverso le antichità appartenenti alle raccolte civiche e soprattutto attraverso i reperti di proprietà statale emersi dalle indagini condotte dalla Soprintendenza del Ministero della Cultura nel corso di una pluridecennale attività di tutela. Il primo piano, invece, accoglierà le collezioni della pinacoteca civica.
E la Cittadella militare? Quella è tutta un’altra storia: «D’altra parte – ha concluso l’ex sindaco, non senza un filo di polemica – i fondi destinati alla sua ristrutturazione sono ancora da spendere».
Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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