Sindaco-sindacati, dalla guerra alla tregua armata

Sindaco-sindacati, dalla guerra alla tregua armata
Giorgio Abonante – Foto: Instagram

Alessandria si racconta

Cara lettrice, caro lettore, mancano poche ore al primo evento dal vivo de L’Unica! Siamo entusiasti di conoscerti e passare una serata insieme tra letture, dialogo e un piccolo aperitivo finale. Ti aspettiamo alle 18 a LaRisto – Ristorazione Sociale, ad Alessandria, con il coordinatore editoriale de L’Unica Guido Tiberga e il professor Giorgio Barberis.

L’ingresso è gratuito, ci sono ancora alcuni posti disponibili. Iscriviti ora e vieni a scoprire come il giornalismo locale può tornare tra le persone.

📍 Ore 18 – LaRisto, Ristorazione Sociale (Viale Milite Ignoto 1/a)

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«Secondo me c’è una mancata comprensione del ruolo. Quando si dicono alcune cose, si dicono al sindaco, non al signor Giorgio Abonante. E invece lui ne ha fatto una questione personale». Franco Armosino, nel suo ultimo giorno da segretario provinciale della CGIL (lunedì 17 novembre ha lasciato il posto al suo successore Mirko Oliaro), ha riassunto così con L’Unica la strana vicenda che ha visto un sindaco del PD querelare per diffamazione non solo la vicepresidente della Regione Elena Chiorino – e già questa era una mossa senza troppi precedenti, sia pure in una politica da muro contro muro come quella di oggi – ma anche i vertici locali del sindacato. Con Armosino, infatti, erano finiti nel mirino del sindaco anche i segretari provinciali Marco Ciani (CISL) e Claudio Bonzani (UIL), nonché i tre leader locali della categoria trasporti: Giancarlo Topino (CGIL), Giacomo Monastra (CISL) e Alessandro Porta (UIL).

Sindaco e sindacalisti non arriveranno in tribunale: Abonante ha fatto marcia indietro dopo un incontro a Torino con i vertici del PD (il segretario regionale Domenico Rossi, quello provinciale Giorgio Laguzzi, la capogruppo in Regione Gianna Pentenero, il consigliere regionale alessandrino Domenico Ravetti). Il gotha del PD locale, che già gli aveva chiesto pubblicamente di «non demandare a contesti giudiziari questioni che è opportuno mantenere al contesto politico amministrativo», nel faccia a faccia torinese ha convinto il sindaco a ritirare la querela. E poco importa che lo stesso Abonante l’avesse giustificata con la necessità di «tutela dell’ente e della verità dei fatti»: la tensione esplosa in città – tra l’opposizione che chiedeva le dimissioni e i sindacati che parlavano di «deriva autoritaria e intimidatoria» – era tale da consigliare un cambio di rotta.

«Se io avessi voluto querelare tutti quelli che mi hanno attaccato verbalmente come segretario sindacale avrei passato la mia vita in tribunale», ha detto ancora Armosino a L’Unica. «Ripeto: il sindaco di Alessandria personalizza il suo ruolo, ed è un errore. Ma tutta questa vicenda è stata gestita male: io, per esempio, ho saputo di essere stato querelato leggendo i giornali». A vicenda chiusa, le parole di Armosino sembrano quasi moderate, ma nel pieno della polemica i toni erano stati durissimi: «Trasformare un confronto politico e sindacale in una questione giudiziaria – avevano scritto CGIL, CISL e UIL in una nota comune – colpisce il cuore stesso della democrazia e della libertà sindacale tutelata dalla Costituzione».

La riunione della discordia

Ma riavvolgiamo il nastro e torniamo alle origini dello scontro. Tutto era cominciato in primavera, quando l’amministrazione comunale aveva deciso di riprendersi la gestione del parcheggio in piazza della Libertà: una location che garantisce incassi milionari e che fino al 2024 era appannaggio di AMAG Mobilità, la società a capitale misto che gestisce sosta e trasporto pubblico, di cui il Comune possiede il 15 per cento attraverso la multiutility AMAG. Il restante 85 per cento è in mano a STAR Mobility, una società privata lombarda.

Il bando per trovare un nuovo gestore è stato pubblicato all’inizio di luglio. AMAG Mobilità, di fatto una partecipata, aveva risposto comunicando la necessità di ridurre il personale, provocando la discesa in campo dei sindacati. Si era parlato di 36 esuberi, una cifra – come vedremo – contestata da Abonante.

Dopo tre mesi di scontri verbali, la situazione pareva procedere verso una soluzione. Una parte dei 36 esuberi era stata ricollocata in azienda (anche se alcuni avevano dovuto trasferirsi alla sede STAR Mobility di Lodi), una parte era andata in pensione o aveva trovato un’altra sistemazione. Restavano in ballo una decina di lavoratori, per i quali era stato convocato un incontro in Regione in modo da discutere e attivare la cassa integrazione.

Alla riunione, negli uffici della vicepresidente e assessora al Lavoro Elena Chiorino (Fratelli d’Italia), erano state invitate le rappresentanze sindacali e il sindaco. Quest’ultimo aveva delegato gli assessori Daniele Cioloris (Ambiente e Personale) e Michelangelo Serra (Urbanistica), senza però concedere loro l’autorizzazione per sottoscrivere un accordo. Una situazione strana, che Alessandro Porta, segretario provinciale di UIL Trasporti, ha descritto così a L’Unica: «La scadenza per definire la cassa era alla mezzanotte di quel giorno. C’erano tutte le parti in causa, compresa l’azienda con i suoi legali. I due assessori hanno spiegato che non potevano firmare nulla, e che avrebbero successivamente relazionato al sindaco. Chiorino li ha invitati a chiamare Abonante per farsi dare la delega necessaria. Sul tavolo c’era la proposta di trasferire quattro dipendenti alle Reti idriche e altri quattro ad AMAG Ambiente. “Chi è qui deve poter firmare”, insisteva Chiorino, che alla fine congedava gli assessori dicendo che avrebbe chiamato lei Abonante prima di mezzanotte».

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Lo scambio di lettere

La telefonata non deve essere andata molto bene, visto che a stretto giro di posta sulla scrivania del sindaco è arrivata una lettera dai toni durissimi, firmata dalla vicepresidente della Regione e sottoscritta da tutti i sindacalisti presenti alla riunione. «Riguardo alla situazione dei lavoratori serve senso di responsabilità, visione e soprattutto rispetto per queste persone, madri e padri di famiglia, che stanno affrontando una prova umanamente ed economicamente insostenibile. Non possiamo permettere che si consumi un disastro sociale nel silenzio o nell’indifferenza. È dovere delle istituzioni dare risposte: è dovere di ciascuno fare la propria parte».

La replica è stata immediata (e furiosa). «Risulta in malafede additare il Comune come unico responsabile di questa situazione», ha scritto Abonante. «Noi ci occupiamo dei nostri parcheggi, voi fate lo stesso coi nostri autobus e treni, dato che è vostro compito. Il Comune ha partecipato con due assessori, liquidati senza neppure analizzare la proposta su cui avevamo lavorato per garantire il posto agli ultimi otto lavoratori di AMAG Mobilità. L’assenza del sindaco era dovuta a un delicato impegno personale». Poi un lungo elenco di mancanze della Regione sul traporto pubblico locale (tpl). Infine la stoccata finale: «Quanto all’accertamento di eventuali dichiarazioni diffamatorie, sono pronto a dimostrare la veridicità di quanto affermato in ogni sede, e anzi non vedo l’ora di farlo. La questione è semplice: uno dei due ha ragione. Se la Regione ha mentito sui 36 esuberi, ci tuteleremo in sede legale, contro l’indebita ingerenza regionale. Le pessime condizioni del tpl, invece, restano responsabilità esclusiva della Regione, che ne ha la competenza».

Era l’inizio di una guerra mediatica. La Lista Abonante per Alessandria, una civica che sostiene il sindaco in Consiglio comunale, ha pubblicato una nota di accusa frontale a Chiorino: «Dove è stata la vicepresidente, nonché assessora al Lavoro, negli 84 giorni passati dal 30 giugno, data in cui il suo assessorato ha ricevuto la comunicazione dei licenziamenti? Non ricordiamo una sua parola. Può dimostrare di aver sollecitato i suoi colleghi di Giunta e le strutture tecniche a verificare la legittimità della procedura? Lo faccia».

Il 23 ottobre, in un’intervista all’emittente locale Telecity, Abonante ha rincarato la dose: «Il Comune ha previsto tutte le tutele che poteva prevedere per le lavoratrici e i lavoratori – ha detto –. Io non posso tollerare che arrivi una lettera firmata dalla Regione, dai sindacati nella quale si lascia intendere che il Comune di Alessandria se ne sia fregato del destino delle persone. Siamo alla mistificazione totale, molto pericolosa perché nel nostro Paese una volta al giorno si verificano aggressioni ad amministratori locali, quindi lasciar intendere che gli amministratori se ne freghino del destino delle persone è grave. Io ho il dovere di tutelare me stesso e chi sta vicino a me». Poi una battuta sugli esuberi: «Totalmente inventati. A oggi non ce n’è neppure uno: vedremo alla fine di questa vicenda quanti davvero ce ne saranno».

È davvero finita?

Parole che hanno stupito più della querela. Lo hanno confermato a L’Unica gli altri due segretari provinciali coinvolti nella vicenda. «Le sue dichiarazioni pubbliche sul pericolo che correrebbe la sua famiglia dopo la lettera mi hanno sconcertato», ha detto Alessandro Porta (UIL). «Ha preferito andare in tv piuttosto che confrontarsi con noi». Marco Ciani, segretario della CISL, è un sindacalista tutt’altro che radicale, tanto da essere considerato da alcuni anche troppo dialogante. «Credo non ci sia mai stato un sindaco in Italia che abbia denunciato un sindacato – ha detto –. Ho letto e riletto la lettera, l’ho fatta leggere ai nostri legali: nessuno ha visto qualcosa di penalmente rilevante».

Dopo la remissione della querela le acque si sono calmate, ma solo in superficie. Il PD alessandrino ha ringraziato Abonante. La maggioranza si dice compatta. I sindacati, però, non hanno dimenticato: «Vogliamo anche le scuse – hanno scritto in una nota –. Ad oggi, infatti, il clima non è sereno. E, soprattutto, chiediamo la piena occupazione dei lavoratori»Ad Alessandria, insomma, non tira aria di calorose strette di mano.

Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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