Mai così tante tartarughe in Liguria: “colpa” del mare più caldo
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Tartarughe in rotta verso Nord. La prima volta che le Caretta caretta si sono spinte fino in Liguria è stata nel 2021: il primo anno in cui è stata registrata una nidificazione così lontana dalle aree abituali, ovvero Nordafrica, Turchia e Sud Italia. Nel 2022, un unico nido è stato avvistato a Levanto. Quest’anno, invece, la cifra è salita: in tutta l’estate 2025 si sono contati undici nidi. E settecento nuove nate. Ma cosa ci racconta questa invasione di tartarughe? E soprattutto, è un buon segnale per la salute dell’ecosistema?
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La temperatura del Mediterraneo
«I nidi aumentano perché nel Mediterraneo di tartarughe ce ne sono parecchie, ed è una buona notizia perché la Caretta caretta era una specie considerata in pericolo a livello mondiale, mentre nel Mediterraneo le misure di protezione hanno funzionato e invertito il trend», ha spiegato a L’Unica la biologa Laura Castellano, curatrice del settore Mediterraneo e rettili dell’Acquario di Genova. «Le tartarughe hanno iniziato poi a esplorare nuove zone, spingendosi fino in Liguria, l’area più a Nord del mar Tirreno. Uno dei motivi è che le acque si sono scaldate, e così la sabbia». E dunque, i nidi “nordici” delle tartarughe sono (anche) un effetto del riscaldamento globale. Il Mediterraneo, infatti, ha visto salire la temperatura del 20 per cento in più rispetto alla media globale negli ultimi 25 anni, con un aumento compreso tra uno e due gradi delle acque superficiali. Un impatto che ha pesato anche sulle abitudini delle tartarughe marine, spingendole a nidificare in aree un tempo impensabili. Come il Molise. O la Liguria.
Laigueglia, nursery delle tartarughine
L’ultimo nato ha avuto bisogno di una piccola spinta. Allo stabilimento Lido, durante l’ispezione del secondo nido di tartaruga a Laigueglia, sono state 97 le uova deposte. Di queste, 93 schiuse e 4 non sviluppate. Nel corso dell’ispezione è stata trovata una tartarughina viva fuori dall’uovo, che è stata posizionata sulla sabbia. Da lì, si è avviata fino al mare. Con la chiusura del secondo nido, il bilancio totale di nascite a Laigueglia per la stagione 2025 è stato di 192 tartarughe.
Una stagione record, in tutta la regione, che ha visto una mobilitazione e una rete di volontari senza precedenti. Il risultato sono undici nidi di Caretta caretta individuati e gestiti dal Gruppo ligure tartarughe, composto da Acquario di Genova come coordinaore, ARPAL (Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro), Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, Università di Genova. Le nidificazioni sono avvenute a Celle Ligure, Sestri Levante, Arma di Taggia, Zinola, Sarzana, Imperia, Varazze, Laigueglia (con due nidi), Riva Ligure e Alassio, dove per il monitoraggio c’è stato il supporto di diverse associazioni. A questi nidi se ne aggiunge un secondo a Sestri Levante, da cui sono nati altri individui sui quali non si possiedono dati scientifici: non è stato possibile individuarli né in fase di nidificazione né in fase di schiusa.
La carica dei volontari
«Ogni nido ha le sue peculiarità. Come Acquario di Genova ci occupiamo da 32 anni delle tartarughe marine, e dal ‘93 siamo un centro di recupero», ha spiegato Laura Castellano. «Quando abbiamo visto che il fenomeno non era isolato ma in crescita, abbiamo pensato di chiamare tutte le persone che volessero essere coinvolte nella tutela regionale. E dunque abbiamo avviato una collaborazione con l’Università di Genova, con l’Istituto zooprofilattico e ARPAL, lavorando fianco a fianco con i biologi Valentina Giussani e Dario Ottonello. È nato il Gruppo ligure tartarughe, con un protocollo di intesa per gestire la situazione in modo omogeneo e coerente in un territorio che è vasto e complicato. L’obiettivo è creare una rete per una gestione condivisa. E sta funzionando molto bene».
Sono infatti oltre 150, i volontari che si sono prodigati nel presidio negli oltre due mesi di monitoraggio: a Ponente hanno fatto capo alle Associazioni delfini del Ponente e Menkab, composte da biologi che hanno coordinato i volontari e si sono occupati dell’attività di informazione e sensibilizzazione, coadiuvati dal Gruppo ligure tartarughe. A Levante, per il nido di Sarzana, si sono messi a disposizione i volontari della Società naturalistica spezzina insieme ad alcuni referenti del Parco Montemarcello Magra Vara. Mentre a Sestri Levante si è costituito un gruppo spontaneo composto da studenti, cittadini e membri dell’Associazione sportiva cavese u cantu.
«Nelle località del Levante la formazione è stata fatta direttamente dal Gruppo ligure tartarughe: il contributo dei biologi delle associazioni e dei volontari è stato fondamentale per il monitoraggio dei nidi», hanno detto a L’Unica gli esperti dell’Acquario di Genova. «Gli eventi di nidificazione hanno potuto contare su altre collaborazioni: la Guardia costiera, i Comuni coinvolti, i gestori degli stabilimenti e molti cittadini che hanno contribuito portando viveri, acqua e compagnia a coloro che presidiavano i nidi. Una grande partecipazione da parte di tutti i soggetti, pubblici e privati».
Nido in vista: cosa fare?
«Quando si vedono sulla sabbia tracce che sembrano quelle di un piccolo cingolato, c’è un’alta probabilità che ci sia un nido», ha spiegato Castellano. Quindi, che fare in quei casi? C’è un protocollo preciso da seguire: «Bisogna chiamare il numero 1530 della Guardia costiera, che ci contatta e delimita l’area. Noi andiamo a verificare se il nido è presente e scaviamo per vedere se c’è un uovo in alto: è la conferma. A quel punto richiudiamo tutto. Il nido viene delimitato da una gabbia metallica, e inseriamo nella sabbia a trenta centimetri di profondità un data logger che registra la temperatura ogni dieci minuti. Gli algoritmi che usiamo servono a prevedere quando schiuderanno le uova: la tempistica va da 40 a 60 giorni. Quando le uova stanno per schiudere si forma un cono nella sabbia e prende il via il monitoraggio dei volontari, ventiquattro ore su ventiquattro».
Viene installata anche una telecamera, per osservare da remoto. «Si allestisce un corridoio ombreggiato che porta fino al mare per spianare loro la strada. Infine contiamo i piccoli e li pesiamo». Come ha spiegato Castellano, uno dei grossi problemi è illuminazione della riviera: «Le luci sulla passeggiata confondono le tartarughine, che le seguono dirigendosi verso terra e non verso l’acqua. Per questo, chiediamo che vengano spente». La Liguria ha una costa molto antropizzata, e infatti non è raro che le tartarughe appena nate debbano fare lo slalom tra lettini e ombrelloni.
La fase di schiusa delle uova dura fino a dieci giorni. Dopo 72 ore dall’ultimo nato si può pensare di aprire il nido. «Per raccogliere dati scientifici, come la temperatura della sabbia a livello del primo e dell’ultimo uovo, poi si chiude quando il nido ha finito il suo ciclo», ha aggiunto Castellano. «I dati sono utili anche a capire come questi animali possono adattarsi al nostro territorio. È importante che le persone vedano e partecipino: se sono coinvolte, sono più portate a compiere azioni virtuose». Il rispetto dell’ambiente si insegna anche così.
🎄 Questa puntata di L’Unica Genova termina qui. La prossima settimana L’Unica si prende una piccola pausa. Torneremo venerdì 2 gennaio. A tutti voi buone feste dalla redazione.
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