Regina Margherita, un pezzo di storia dimenticato da tutti
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L’ingresso dell’asilo Regina Margherita si trova a poche centinaia di metri da quello della casa di riposo Maina. L’isolato è lo stesso. Di fronte c’è il battistero di San Pietro in Consavia, complesso che risale al XII secolo, all’epoca sede del Priorato gerosolimitano di Lombardia e attuale meta dei turisti che visitano l’astigiano. Proprio loro, uscendo dopo un tuffo nella storia, si trovano faccia a faccia con il presente. Due gloriosi ex-gioielli, ormai abbandonati, di una città che sta perdendo i pezzi.
Una chiusura dopo l’altra
Il fallimento del Regina Margherita è arrivato neppure un anno dopo la chiusura del Maina, ma il caso era esploso nell’estate precedente. Nell’agosto del 2022, Claudio Mogliotti, presidente della ONLUS che gestiva l’asilo, alzava bandiera bianca accusando «problematiche oggettive di gestione a causa di sempre più scarsi contributi pubblici che i vari CDA hanno dovuto affrontare negli ultimi anni».
La resa, aveva detto in un’intervista a La Stampa, era ormai inevitabile: «Due anni di pandemia, la crisi energetica, le difficoltà economiche delle famiglie, l’oggettiva denatalità e un conseguente drammatico calo delle iscrizioni, costringono a non aprire l’asilo a settembre. Farlo sarebbe causare, consapevolmente, un danno finanziario all’ente, già in serie difficoltà di gestione». In conclusione, una promessa che suonava come l’illusione di chi non voleva ammettere in pubblico la cruda realtà. «Ma non è una chiusura definitiva – aveva aggiunto Mogliotti – preferisco parlare di una mancata riapertura in attesa di tempi migliori».
Come per il Maina, anche per l’asilo molti sapevano già tutto. Ma, come spesso succede ad Asti, nessuno parlava per timore di brutte figure. «Avevamo avuto sentore delle problematiche già alla fine del 2020 – aveva detto ai giornali Gianmarco Torrente, dirigente della CISL Scuole Piemonte, che assieme alla collega Mara Cecchetti della FLC CGIL aveva seguito dall’inizio la vicenda – quando quattro maestre avevano dato le dimissioni e non c’erano i fondi per pagare loro il TFR».
Eppure lo stesso Torrente, a chiusura comunicata, mostrò un certo stupore: «È un fulmine a ciel sereno. Non ci aspettavamo questo epilogo. Si parlava di un ridimensionamento, magari con ulteriori sacrifici da parte dei lavoratori, ma non di chiusura», aveva detto, aggiungendo che la situazione metteva «in difficoltà non solo i dipendenti che restano senza lavoro ma anche le famiglie» perché erano una cinquantina i bambini da ricollocare nelle scuole cittadine.
Le prime avvisaglie
L’allarme sulle chat dei genitori era esploso nell’estate del ’22. Pochi mesi prima della chiusura e con i bambini pronti a rientrare nessuno aveva ancora comunicato nulla, ma le voci erano sempre più insistenti. «Tra gennaio e febbraio, sono state fatte le nuove iscrizioni – aveva raccontato un genitore a La Voce di Asti – ma a luglio è arrivata una prima comunicazione dalla rappresentante di classe che ci ha annunciato che probabilmente con la ripresa dell’anno scolastico si sarebbe chiuso il piano superiore per limitare i costi del riscaldamento con un rimpasto delle insegnanti. Il 27 luglio ci è stato detto che dopo la riunione del CDA sono rimasti solo cinquanta bambini e non si sa se la scuola riaprirà, perché ha dei problemi economici». Il clima era tutt’altro che tranquillo: «Ci sono state anche delle incomprensioni tra l’attuale direttivo e alcuni genitori che hanno ritirato i bambini – aveva aggiunto una mamma – e nessuno fino a ora ci ha dato delle risposte. Al recapito dell’ufficio rispondono le maestre che iniziano ad avere preoccupazioni per il loro futuro».
I conti in rosso
All’epoca i debiti del Regina Margherita, stando alle dichiarazioni dei sindacati, erano valutabili intorno ai 300 mila euro, tant’è che il TFR delle maestre in uscita era stato rateizzato «per venire incontro alla struttura». Poi a luglio del 2022 sindacati e dipendenti si erano accorti che le rate del TFR erano in ritardo e che ai dipendenti rimasti veniva pagato solo un acconto del 60 per cento dello stipendio. Inoltre, avevano scoperto che il debito nel frattempo era cresciuto a circa 600 mila euro, anche a causa dell’arrivo di alcune cartelle esattoriali da saldare.
«Il consiglio d’amministrazione sta cercando soluzioni in collaborazione con le istituzioni cittadine, con la Banca di Asti, che a suo tempo era stata tra i fondatori e con imprenditori», aveva detto Mogliotti. «Si sta studiando un piano di risanamento economico e di rilancio che possa consentire di non perdere un’istituzione riconoscibile e consolidata ma anche con una concreta funzione sociale».
Eppure, nonostante le voci di crisi girassero da tempo, negli ultimi anni le cose erano andate avanti come se nulla fosse. Comprese le iniziative di natura puramente mediatica: a dicembre 2021 era stata costituita l’Associazione amici dell’asilo Regina Margherita, la cui tessera numero uno portava il nome del sindaco Maurizio Rasero che da bambino, come moltissimi astigiani, era stato allievo della struttura, nella sezione Genzianelle.
Qualche mese prima – a maggio 2020, in piena pandemia – i duchi d’Aosta Amedeo e Silvia di Savoia erano stati nominati presidenti onorari dell’asilo. «I principi con grande favore hanno accettato tale carica che, nel solco della tradizione di casa Savoia e dell’istituzione, rappresenta una simbolica continuità storica di presenza di membri della casa Reale sul territorio astigiano», aveva detto Mogliotti.
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Oltre un secolo di storia
L’asilo era stato fondato nel 1891 dall’allora sindaco di Asti, Giuseppe Bocca, con l’aiuto della famiglia reale e, in particolare, dalla Regina Margherita da cui aveva preso il nome. L’inaugurazione era stata descritta con enfasi dai giornali del tempo. La Stampa aveva riassunto così il discorso del sindaco Bocca, primo presidente dell’istituto: «Disse che questo rione è il più popolato, il più operaio e anche il più misero; che sonvi parecchie centinaia di bambini che non possono fruire, per la troppa distanza e per difetto ai locali, degli altri due asili [della città], e quindi passano la giornata sulle strade, nei vicoli o sulle piazze a guastarsi, a imparare ogni cosa disonesta, a disprezzare ogni sentimento di moralità, di giustizia, di civiltà. Indicò i vantaggi dell’istituzione degli asili d’infanzia, ricordandone il rapido progresso nell’Europa. Dimostrò che questo nuovo asilo servirà per questo rione poiché potrà accogliere ben 800 allievi cui verrà impartita l’istruzione e l’educazione coi metodi più razionali e moderni». La Regina, per celebrare l’evento, aveva fatto recapitare un suo ritratto «reso anche più prezioso dalla firma autografa apposta dalla augusta donatrice».
Nell’ottobre del 2023 il Regina Margherita ha portato i libri in tribunale per quello che una volta si chiamava “fallimento” e che ora ha cambiato nome, ma non significato, in “liquidazione giudiziale”. Centotrenta anni di storia cancellati in un autunno, ma la cosa più triste è che a causa della quasi concomitante crisi del Maina la città non ha pianto a dovere l’ennesimo “morto” illustre della sua storia recente. La chiusura dell’asilo è passata praticamente inosservata. C’era stato anche un tentativo di far rivivere l’asilo nell’anno scolastico 2024-25, quando i lavori di ristrutturazione del nido comunale lo Scoiattolo avevano richiesto una nuova sistemazione per 24 bambini. Ma è stato lo spazio di un attimo.
Anche le speranze di affidare la struttura a un socio privato sono fallite. Una cooperativa si era fatta avanti ma, per le spese imposte dall’ASL (soprattutto per installare un ascensore che, ovviamente, nella struttura del 1891 non era stato neppure preso in considerazione), l’ipotesi era naufragata in un nulla di fatto.
Si deve vendere, ma nessuno vuole comprare
Ora non resta che una sola via d’uscita, ma la strada per arrivarci è impervia. «La struttura si deve vendere per pagare i debiti», ha detto a L’Unica Loretta Bologna, assessora all’Istruzione del Comune di Asti. «Purtroppo è l’unico immobile in capo alla ONLUS che potrebbe tacitare i creditori».
I 600 mila euro scoperti qualche anno fa, rivela l’assessora, sono lievitati a oltre un milione di euro. Così anche il Regina Margherita è entrato nel ginepraio delle vendite, aste a cui non si presenta nessun compratore. Era successo per l’ospedale vecchio, con innumerevoli aste a partire dal 2009, senza nessuno interessato. Era successo per il Maina con tre aste, tutte deserte. Sta succedendo per il Regina Margherita.
«Ho già bandito due aste, nella seconda il prezzo è stato di 700 mila euro – ha raccontato a L’Unica l’avvocato Marco Piovesan, curatore fallimentare –. Non recupererei tutta la somma che serve per saldare i creditori ma sarebbe già abbastanza per fare qualcosa». Invece non c’è nulla. Per il Maina almeno ci sono cinque indagati dalla Procura per false comunicazioni di bilancio, i tre componenti del collegio sindacale e i due commissari straordinari. Per il Regina Margherita non c’è nemmeno quello.
Questa puntata di L’Unica Asti termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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