Chi è Fabrizio Bittner, il manager sospeso per l’uso “allegro” della card aziendale

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Pensi ci sia una storia di cui ci dovremmo occuparci?
Faccelo sapere quiGiovanni Battista Vico, il filosofo rinascimentale noto per la teoria dei corsi e ricorsi, sarebbe fiero di Fabrizio Bittner, il responsabile Sport di Forza Italia sospeso per venti mesi dalla carica di presidente della FIPM, la Federazione italiana di pentathlon moderno. Il manager astigiano, condannato dal primo grado della giustizia sportiva, è la personificazione del pensiero vichiano: per lui la storia si ripete, sempre, senza neppure aspettare troppo tempo. Il problema è sempre lo stesso: il rapporto in apparenza troppo stretto tra il dirigente e il denaro degli enti e delle società che dovrebbe amministrare. In apparenza, va detto, perché nonostante le accuse sempre uguali, le sue disavventure si sono chiuse sempre senza condanne definitive.
Questa volta, Bittner è finito nei guai per una serie di spese effettuate con la carta di credito della Federazione. Spese pittoresche, secondo l’accusa: costose bistecche wagyu servite ai tavoli di ristoranti stellati, aperitivi al Bistrò Cannavacciulo di Novara, smartphone, abbonamenti a Spotify e al Fantacalcio, prelievi agli sportelli automatici come se la card federale fosse il suo personalissimo bancomat.
Cifre considerevoli, ma neppure paragonabili a quelle di un’altra inchiesta sulla FIPM, quella che nel 2022 aveva portato alla condanna penale in primo grado a 8 anni per l’ex presidente Lucio Felicita, accusato di essersi mangiato 147 mila euro della federazione in vacanze esotiche con la famiglia e affitto di case al mare, nonché di aver incassato tangenti dall’azienda incaricata di smaltire il letame dei cavalli usati per gli allenamenti degli atleti. Felicita era stato assolto in appello, ma nell’ottobre scorso la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, disponendo un nuovo processo per alcuni dei reati imputati all’ex manager, nel frattempo radiato dal CONI ed escluso da ogni ruolo nel mondo dello sport.
Strana storia quella del pentathlon moderno: pochi praticanti, ottimi risultati (il torinese Marco Malan ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi 2024, l’astigiana Alice Sotero è stata quarta quelle di Tokyo 2020), moltissimi scandali.
Ma torniamo a Bittner che, ovviamente, si difende. E, da buon sportivo, si lancia al contrattacco come uno schermidore che ha appena subìto una stoccata. Un contrattacco tradizionale, senza mosse originali, con le dichiarazioni mille volte usate dai protagonisti di storie simili alla sua: «Sono vittima di giochi di poteri romani», dice a L’Unica. «Sono incazzato, ma sereno perché confido sempre nella verità e nella giustizia», scrive su Facebook.
La FIPM, intanto, è stata commissariata: al vertice è stato nominata la coppia Massimo Cuneo-Daniele Masala, un generale dei carabinieri e una medaglia d’oro olimpica, conosciuta ad Asti per aver fatto da mossiere in alcune edizioni del Palio.
I precedenti
Il dato di fatto è che ogni volta che Bittner si è trovato vicino a carte di credito aziendali sono sorti problemi: insomma, il binomio Bittner-Visa non funziona. Il manager astigiano ne è sempre uscito pulito, per carità, ma dovendosi discolpare e difendere.
È successo ad Asti quando gestiva la società di pallavolo femminile e qualche malalingua gli aveva imputato un uso improprio della carta per una sauna in una spa di Merano. Lo stesso era avvenuto nei primi anni Duemila, quando Bittner aveva assunto la presidenza del CONI torinese: pure lì c’erano stati dei dubbi su qualche ammanco di cassa. “Dare” e “avere” pare non quadrassero neppure durante la sua gestione della piscina comunale astigiana e del collegato Palasanquirico (quello che oggi si chiana Palabrumar), negli anni Dieci di questo secolo. Lo stesso è successo a Pesaro, quando Bittner gestiva il centro federale del Pentathlon.
La storia, come aveva detto Vico, si ripete sempre uguale: si trova una mancanza di cassa, partono le accuse, tutto finisce con un proscioglimento. Volendo spingersi in un paragone un po’ forte, le sue vicende giudiziarie potrebbero ricordare a qualcuno quelle di John Gotti, il boss della famiglia Gambino di New York, soprannominato il “Don di teflon” per la sua capacità di sgusciare fuori da ogni accusa sempre da innocente. Proprio come il teflon, il materiale che resiste a tutto.
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La difesa
Dopo essere entrato in polemica con i giornali che avevano definito «pazze» le sue spese, anche questa volta si professa non colpevole. La pregiata carne giapponese? «Vero», replica. Le cene di rappresentanza «non hanno limiti di spesa nel Regolamento di amministrazione e contabilità, non li hanno per il CONI e per nessuna federazione, che io sappia. Ho usato la rappresentanza una, forse due volte in quattro anni». L’Iphone? «È in dotazione alla Federazione, ho sempre avuto il telefono federale, come ogni presidente, l’ho cambiato restituendo il vecchio; il telefono è della Federazione». L’aperitivo da Cannavacciuolo? Bittner trovava a Novara «in occasione di un convegno, con una persona, la spesa sarà stata 30/40 euro per due». «Poteva essere qualsiasi bar, eravamo nella piazza dove c’era il bistrot, siamo andati lì», spiega. Il Fantacalcio? «Non c’è stato nessun abbonamento. È passato un addebito da 99 centesimi, collegato alla carta, dove c’erano quotidiani, la piattaforma Zoom, servizi utilizzati per lavoro. Anche i 99 centesimi sono stati segnalati come spesa personale, quindi da detrarre come spesa “mia”». I prelievi? «Sono “anticipazioni di contanti” previsti dal regolamento, vengono successivamente giustificati e compensati, con i rimborsi dovuti».
L’accusa
Il principale accusatore è Federico Giancamilli, un dirigente che con il presidente aveva molte cose in sospeso. Era il responsabile del centro di Montelibretti, in provincia di Roma, fatto chiudere da Bittner. Mancava «il collegamento con la rete fognaria e lo scarico delle acque avveniva nei campi circostanti», spiega l’ex presidente, che in qualità di legale rappresentante della FIPM era stato indagato per reato ambientale.
Non solo: da vicepresidente uscente, Gancamilli aveva dato vita a una lista di opposizione contro Bittner, sconfitta per poco (50,4 contro 49,6 per cento) alle elezioni per il rinnovo delle cariche federali. In Federazione, aveva anche la delega al Bilancio ma – stando a quanto dice Bittner – prima dell’esposto che ha scatenato lo scandalo non aveva mai rilevato anomalie. Né lui né altri: «Il segretario generale (responsabile della amministrazione della Federazione) non mi ha mai fatto un rilievo, il collegio dei revisori dei conti della Federazione non mi ha mai fatto un rilievo, idem la società di revisione contabile, idem la giunta nazionale del CONI, che ha sempre approvato i bilanci».
Tutto spiegabile e tutto spiegato, quindi? In realtà, le motivazioni della sentenza del Tribunale Federale della FIPM, pubblicate l’11 luglio, ricostruiscono i fatti in modo leggermente diverso: «A parere di questo Tribunale risulta pienamente provato come il signor Fabrizio Bittner nella sua qualifica di Presidente federale [...] abbia sistematicamente violato, nell’utilizzo della carta di credito federale e nella gestione delle richieste di rimborso, le norme previste dal Regolamento rimborsi e trasferte senza curarsi minimante di tenere conto delle sollecitazioni più volte formulategli dall’amministrazione di rispettare i termini ivi previsti né di fornire le credenziali dell’home banking della carta di credito federale per far quadrare i conti, soprattutto relativi ai prelievi effettuati in contanti», si legge nel testo della sentenza. Inoltre, sempre secondo il Tribunale Federale, dall’analisi dei documenti emerge che «il signor Bittner, oltre ad aver imputato a spese di rappresentanza delle spese che nulla avevano a che vedere a tale titolo e comunque senza fornire alcun elemento a sostegno, se non delle firme a penna senza alcuna riferibilità ad eventi e/o manifestazioni, risultano anche numerose spese di carattere oggettivamente personale che nulla hanno a che vedere con il ruolo ricoperto oltre a numerosissimi prelievi in contanti».
Il “complotto”
A rendere ancora più complicata la vicenda, un retroscena ricostruito dal Fatto Quotidiano e alcune dichiarazioni di Giancamilli, pubblicate sui social. Stando a quanto riferisce il quotidiano, «Bittner, con un autentico colpo di mano e il pretesto del rinnovo delle cariche all’inizio di un nuovo quadriennio, aveva provato a rimuovere i vertici della giustizia federale, compreso il procuratore che lo aveva inquisito e il giudice che avrebbe dovuto giudicarlo. Ed è riuscito a nominare un nuovo membro della commissione di garanzia, quella che stila l’elenco da cui attingere per gli organi di giustizia, con una delibera che però è stata annullata dal tribunale». Giancamilli, invece, dice di aver ricevuto «offese, ingiurie, minacce velate e non, insulti di ogni tipo». Inoltre, sostiene ancora Giancamilli, «ciò che è stato svelato è solo la punta di un iceberg che affonda in un abisso molto più profondo» che «ha vessato in ogni modo» ogni oppositore del presidente.
Ogni cittadino va considerato innocente fino a condanna definitiva, ma l’impressione è che questa volta il “Don di teflon” astigiano – che nonostante le dichiarazioni di prammatica sembra più «incazzato» che «sereno» – dovrà faticare un po’ di più per scrollarsi di dosso le accuse. Lui intanto, prova ad allargare il discorso, ricordando la posizione che aveva assunto alle recenti elezioni per la presidenza del CONI vinte da Luciano Buonfiglio. Tutto questo potrebbe essere un complotto messo su per punire il suo “sgarbo” al nuovo leader dello sport italiano? «Spero di no, ma potrebbe essere di sì», risponde. Poi aggiunge: «Io sono tra i 34 che hanno votato Luca Pancalli. Ma questo, per il momento, non c’è ancora nella motivazione della mia condanna».
Mentre le discussioni continuano, gli atleti vanno avanti per la loro strada. E almeno qui le notizie sono buone, anche per Asti. In questo mese di luglio in cui ai vertici della Federazione è successo di tutto, la giovanissima Annachiara Allara, zitta zitta, se ne’è andata prima a Barcellona a vincere i campionati europei e poi a Johannesburg a salire sul podio ai Mondiali under 17. Annachiara gareggia per la Junior Asti, la società fondata da Bittner. Chissà se si sono parlati.
Questa puntata di L’Unica Asti termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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