Quei lavoratori che il Comune non vuole più

Quei lavoratori che il Comune non vuole più

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Maria ogni mattina presto sale su un autobus per controllare i biglietti. In verità non si chiama Maria: «Ma tu non scrivere il mio nome, per favore: ho già abbastanza problemi così», dice. «Ci vogliono far fuori, ma poi come facciamo? Per fortuna ho finito di pagare il mutuo, ma ho due figli e mio marito non ha uno stipendio fisso, fa qualche lavoro ogni tanto: quello che trova per tirare avanti. Dicono che non ci possono ricollocare perché non abbiamo la patente per guidare i bus, ma quando ci hanno assunto nessuno ce l’ha chiesta. Fate qualcosa voi, se potete, perché noi non sappiamo più cosa fare».

La persona che si confida con L’Unica scende davanti alla stazione di Alessandria per cambiare linea e continuare il suo lavoro. Ha lo sguardo fisso e le mani che tremano. È una dei nove dipendenti di AMAG Mobilità – quasi tutte donne – che rischiano di perdere il posto perché la gestione dei parcheggi in città, che la loro azienda gestisce da quasi otto anni in concessione dal Comune, è arrivata a scadenza. Può succedere e purtroppo succede spesso, ma questa storia ha una serie di caratteristiche che la rendono diversa da tutte le altre.

La prima è che l’azienda dove lavora Maria è una società privata, in mano al gruppo pavese di Star Mobility, ma il 15 per cento appartiene ad AMAG SpA, a sua volta controllata per il 75 per cento dal municipio di Alessandria (il resto è dei Comuni della provincia). La seconda è che nel bando pubblicato dallo stesso Comune manca la cosiddetta “clausola sociale”, che in casi come questi viene inserita per obbligare l’azienda vincitrice a garantire i posti di lavoro esistenti. La terza è che non siamo di fronte a una pur deplorevole dimenticanza, visto che il comunicato che annuncia il bando dice esplicitamente che per garantire il servizio basterebbero nove persone, mentre quelle oggi in servizio sono diciotto. La quarta è che ad Alessandria c’è un’amministrazione di centrosinistra a “campo largo”, e in qualche modo sorprende sentire un sindaco del Partito Democratico che di fronte allo spettro di nove licenziamenti dichiara: «Non è compito mio stabilire quanti soggetti devono essere assunti dalla società che vincerà il bando». La quinta è che tutto questo succede nelle settimane che portano ai referendum dell’8 e 9 giugno, quelli che dovrebbero rendere più difficili i licenziamenti e che sono sostenuti con forza da Elly Schlein e Giuseppe Conte.

L’ombra del ricorso al TAR

L’obiettivo del sindaco Giorgio Abonante è chiaro. In fondo è anche comprensibile, se non fosse che dietro i numeri dei parcheggi, gli incassi del Comune, i tagli e i risparmi ci sono le persone che rischiano di restare senza stipendio. Il Comune vuole far rientrare nelle casse pubbliche il tesoretto che nasce dal pagamento della sosta e delle multe, una cifra che ogni anno si aggira sui tre milioni di euro lordi, spese di gestione escluse. «Abbiamo chiuso con una gestione privatizzata, o quasi, e l’abbiamo riportata a casa», ha spiegato il primo cittadino, parlando di una «svolta epocale». Un cambiamento necessario, «non perché AMAG Mobilità non gestisse bene, ma perché lo faceva in una logica, legittimamente, di carattere privato. Oggi vogliamo passare a un modello diverso».

Una posizione che trova perfettamente concordi i Cinque Stelle, che su questo tema si battono fin da quando sulla poltrona di Palazzo Rosso, sede del municipio alessandrino, sedeva il leghista Gianfranco Cuttica di Revigliasco. «Riavere in mano la gestione degli stalli blu avrà indubbi vantaggi», ha detto Michelangelo Serra, assessore all’Ambiente. «Uno sarà il fatto che non dovremo più risarcire AMAG Mobilità ogni volta che decideremo di sottrarre dei posti per alcune iniziative, come è successo con la ruota panoramica in piazza Garibaldi». Il risparmio sulle spese di una giostra contro nove posti di lavoro che se ne vanno. Un paragone che ha mandato i sindacati su tutte le furie: «Come si fa a parlare della ruota in questo contesto?», attacca in una conferenza stampa Alessandro Porta, segretario provinciale di UIL Trasporti. «Che faranno adesso quei lavoratori? Aspetteranno il ritorno del reddito di cittadinanza?».

A minacciare i piani dell’amministrazione – e a dare un minimo di speranza ai dipendenti in bilico – c’è un ricorso che AMAG Mobilità ha presentato al Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Piemonte, ottenendo un provvedimento urgente di sospensiva sui termini di scadenza del bando, che il Comune aveva fissato per il 5 giugno. La sentenza arriverà mercoledì 11, due giorni dopo i referendum. «Una coincidenza che fa pensare», dice l’assessore Serra a L’Unica. Nessuna risposta sulla sorte dei nove lavoratori a rischio: «Aspettiamo la decisione del TAR, poi spiegheremo». Non ci sarebbe molto da spiegare: quelle nove persone saranno ricollocate oppure no? «Per ora non possiamo dire nulla: ripeto, aspettiamo gli esiti del ricorso».

A complicare il comprensibile imbarazzo dei Cinque Stelle, nel frattempo, ci si è messa anche una nomina: alla presidenza di AMAG Mobilità – che sarà anche una società privata ma che certo con la politica ha molti punti di contatto – è stata nominata Licia Nigrogno, grillina di ferro che l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino aveva collocato ai vertici dell’agenzia del Piemonte. Nigrogno, sfrattata nel capoluogo dalle norme dello spoil system, si insedia ad Alessandria in nome delle stesse regole: subentra a Vanni Lai, indicato da Gianfranco Cuttica ai tempi della precedente giunta di centrodestra.

Il comunicato che accende la miccia

Il caso, che covava sotto traccia da settimane, è esploso giovedì 22 maggio, quando Palazzo Rosso ha diffuso una nota per comunicare che, dopo «approfonditi studi tecnici, includendo anche un confronto con le pratiche adottate da altri comuni italiani», l’amministrazione «ha scelto di riassumere direttamente la gestione dei parcheggi, ponendo fine a una fase di privatizzazione che, nel corso degli anni, ha prodotto pochi investimenti e limitati benefici per le finanze pubbliche». Poi la frase più pesante, che smentisce nei fatti le parole di Abonante quando sostiene che «non è compito suo» definire gli organici della prossima concessionaria: «Secondo le analisi condotte per gestire il servizio in modo efficiente occorrerebbero 9 unità di personale. Questo dato è in netto contrasto con quanto sostenuto da AMAG Mobilità che dichiara, sorprendentemente, di aver impiegato ben 18 persone per lo stesso servizio». Una sorpresa a scoppio ritardato, visto che gli ausiliari – tutti e diciotto – lavorano da anni nella gestione dei parcheggi alessandrini.

La reazione dei sindacati è rabbiosa. «Questi lavoratori vanno tutelati e basta – dice a L’Unica Franco Armosino, segretario provinciale della CGIL –. Che poi non servano diciotto persone per i parcheggi lo sappiamo tutti, ma è un altro discorso. Gli studi tecnici dicono che ne bastano nove? E chissenefrega: questi studi tecnici sono stati recepiti dal Comune per fare organizzazione del personale?».

«Al fatto che un’azienda chieda una riduzione dei posti di lavoro siamo abituati. Ma da un’amministrazione comunale di sinistra non ci si aspettano posizioni di questo genere e atteggiamenti spesso senza possibilità di discussione», aggiunge Alessandro Porta della UIL. «Non ci hanno messo, né loro né l’azienda, nelle condizioni di aprire un tavolo di trattative che ci consentisse di non arrivare all’ultimo momento a giochi quasi fatti».

Una storia di tagli e fallimenti

La gestione dei trasporti e dei parcheggi alessandrini, negli anni, ha lasciato per strada una lunga scia di aziende chiuse e di fallimenti. Sigle come ATM o SPRA, quando i dipendenti erano addirittura trenta. «Noi abbiamo sempre chiesto ai lavoratori un sacrificio perché questo garantiva il livello occupazionale. Non abbiamo lasciato nessuno per strada», ricorda Porta. «Stesso discorso nel 2017, quando con la cessione del ramo di azienda verso AMAG Mobilità abbiamo dovuto accettare una nuova riduzione dello stipendio. Noi abbiamo la capacità di impedire che un’azienda imploda su sé stessa, ma possiamo farlo solo se possiamo sederci intorno a un tavolo e discutere. Ma qui il tavolo non è stato fatto, ci si mettono di mezzo avvocati e giudici e questo è il risultato: non si risolve nulla, ma si spendono altri soldi. E il risparmio dichiarato è sulla pelle dei dipendenti».

Dei nove lavoratori in bilico soltanto uno può accedere alla pensione, l’età media è 50 anni e tutti hanno davanti una prospettiva di almeno dieci o quindici anni di lavoro. Ma dove?

Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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