Le incredibili promesse dei candidati fantasma a Malvicino

Le incredibili promesse dei candidati fantasma a Malvicino

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Eh no, i 79 abitanti di Malvicino non avranno un «centro di primo soccorso», ma continueranno a «rischiare la vita aspettando l’ambulanza». Il paese non vedrà il «rilancio della biblioteca comunale» né il «potenziamento del sistema dei parcheggi». Non verranno costruiti nuovi «impianti sportivi polivalenti». Non saranno aperti «laboratori di arte contemporanea e sperimentale». Non arriveranno i «bus a chiamata» e non verrà attivato il «car pooling tra i cittadini», con una «piattaforma dove i conducenti potranno condividere i costi del viaggio mettendo a disposizione i posti vuoti delle proprie auto in cambio di un contributo alle spese». Non verrà «incrementata la presenza di tabaccherie e sportelli bancari» e non ci sarà il «wi-fi gratuito nelle aree pubbliche». Gli over 60 non potranno ritrovarsi nel nuovo «centro polifunzionale per anziani dedicato al benessere, alla socializzazione e allo svago» e i bambini dai 3 ai 6 anni non «riceveranno un regalo» in occasione della nuova «Festa della Befana istituita in prossimità delle feste di fine anno».

Non avranno neanche un sindaco che, citazione testuale dall’home page del sito ufficiale, alza «le chiappe dalle poltrone» per fermare «quelle cazzo di scie chimiche». Non avranno niente di tutto questo perché alle elezioni amministrative del 25 e 26 maggio, nonostante i programmi da favola presentati da altri cinque candidati mai visti né conosciuti – e pubblicati come da legge sull’Albo Pretorio del Comune – hanno preferito votare in massa (62 voti su 63, con una scheda nulla) per l’avvocata Cristina Manfrinetti, prima cittadina “facente funzioni” dal dicembre scorso, quando è dovuta subentrare a Franco Nicolotti, l’ex dirigente Fiat morto improvvisamente nel corso del suo terzo mandato.

Liste dei candidati per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale a Malvicino

Realtà e fantasia

Manfrinetti, alle prese con i problemi veri del paese – a partire dal mercurio che l’ha costretta a firmare un’ordinanza che proibisce l’acqua per «uso potabile e alimentare» – non è mai sembrata troppo preoccupata dalla massa di concorrenti in un paese che al voto del 2018 e del 2023 aveva vissuto il problema opposto: raggiungere il quorum del 50 per cento dei votanti necessario all’elezione di Nicolotti, candidato unico in entrambe le tornate. «Non mi sento di fare commenti», ha detto a L’Unica alla vigilia del voto. «Non so chi siano i miei avversari. Non li ho mai visti e non so perché partecipino alle elezioni. Ho letto i loro programmi, e credo sia chiaro a tutti che il nostro paese non ha bisogno di tutto ciò che hanno scritto».

Il comune di Malvicino – fonte: Google Maps

Malvicino – il paese dove i candidati volevano costruire centri polifunzionali e laboratori d’arte – è un pugno di case sparse nella Valle dell’Erro, sulle colline dell’Alto Monferrato, circondato dai boschi che dal Piemonte scendono verso la Liguria. La sua vita sociale è circoscritta all’Alpe Rosa, un bar-ristorante in località Isola Buona, sulla strada che porta al passo del Sassello e di lì al mare del Savonese. Qui, nei weekend che hanno preceduto le elezioni, si sono palesati due degli avversari di Manfrinetti: Bruno Isaia Merlin, architetto abruzzese emigrato a Rivoli, e Mario Carpaneto, libero professionista di Genova. «Sono stati gentili. Ci hanno fatto i complimenti per come hanno mangiato e hanno chiesto una mappa turistica della nostra area o se ci fossero altri ristoranti nei dintorni», ha raccontato a La Stampa Greta Carozzi, titolare del locale. «Prima di andare via hanno acquistato formaggette, salame e il tipico filetto baciato della zona. Ci hanno detto che sarebbero tornati nei prossimi giorni. Al di là di ciò, mi chiedo che cosa li spinga a candidarsi qui». Formaggette e salumi a parte, le risposte le ha cercate L’Unica, e si collocano a metà tra la megalomania e l’opportunismo.

I nuovi partiti

Partiamo da chi ha un ideale, o perlomeno dice di averlo. Mario Carpaneto è un personaggio pittoresco: sui social ha pubblicato la foto di un macchinone americano promettendo di presentarsi in paese con quello: «È una Mercury Marquis del 1983. Si trovano a poche migliaia di dollari. Auto confortevolissima: ci sto facendo un pensierino, in caso di elezioni a Malvicino».

Al telefono con L’Unica è un fiume in piena che non si cura troppo né del politically correct né del filo logico del discorso. La sua candidatura rappresenta “Forza del Popolo”, un proto-partito che conta tremila iscritti e che non ha paura di puntare in alto: sul sito ufficiale, con una raffica di citazioni da John Locke a Lev Tolstoj, si presenta come «un laboratorio democratico che persegue il miglioramento delle condizioni umane, sociali ed economiche, attraverso la progressiva destrutturazione del “potere dello Stato” e la contestuale ricostruzione del sistema istituzionale in “organi a servizio del cittadino”». Tra gli obiettivi l’uscita dall’euro e la guerra alle scie chimiche che, spiega Carpaneto, «esistono perché qualcuno ha interesse a cambiare il clima del mondo occidentale. In Florida le hanno vietate, e il nostro presidente ha scritto a Trump per fare anche noi come loro».

Tutto questo cosa c’entra con Malvicino? «Partiamo dai Comuni piccolissimi perché la legge elettorale, nei centri con meno di mille abitanti, non richiede di accompagnare la candidatura con una raccolta di firme. Noi mappiamo il territorio e ci candidiamo dove possiamo farlo, mica possiamo andare a Genova o a Torino», continua. «Il nostro obiettivo è la valorizzazione dei territori che altrimenti si spopolano: la gente va via e poi arrivano gli olandesi a prendersi tutto. I giovani devono capire che bisogna restare, magari trovarsi un lavoro al paese: il fornaio, il parrucchiere, il barista. Invece i ragazzi vogliono seguire la loro vocazione universitaria, vanno a fare l’Erasmus solo perché lo fanno tutti. La verità? Dicono che vogliono studiare solo per avere un alibi e farsi mantenere».

Bruno Isaia Merlin rappresenta un altro movimento – “Progetto Paese” – che da tempo frequenta le elezioni in Piemonte. Il suo programma è un testo prestampato con il nome del Comune aggiunto a mano, esattamente identico a quello che la lista ha presentato a San Giacomo Vercellese, altro micro-comune chiamato alle urne. «Sono stato in paese tre volte: come potevo conoscere i problemi locali? Noi abbiamo una linea politica che è valida per tutte le realtà dove ci candidiamo», prova a spiegare. «La realtà è che i comuni così piccoli non hanno più ragione di esistere: dovrebbero fondersi tra loro, per ridurre le spese e migliorare i servizi. Prendiamo il segretario comunale: Malvicino ce l’ha in comune con altri otto paesi, difficile essere efficienti in queste condizioni».

Programma amministrativo di “Progetto Paese” a Malvicino
Programma amministrativo di “Progetto Paese” a San Giacomo Vercellese

Ma perché candidarsi a un consiglio che si vuole far sparire, accorpandolo a quello di un altro comune? «Per noi l’importante non è vincere un municipio», continua Merlin. «L’importante è impegnarci: mettere a disposizione la nostra esperienza nell’interesse generale. Non siamo in lista per caso, o per convenienza: noi ci crediamo. Tra i candidati di “Progetto Paese”, per intenderci, non ci sono militari o poliziotti in aspettativa pagata».

 Gli opportunisti

L’affondo contro le divise non è casuale: fa riferimento a un comma della legge 121/1981, quella che ha smilitarizzato la polizia, e a una norma dell’ordinamento militare. Il primo recita: «Gli appartenenti alle forze di polizia candidati a elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento della accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale». La seconda va sulla stessa linea. «I militari candidati a elezioni per il Parlamento europeo, a elezioni politiche o amministrative possono svolgere liberamente attività politica e di propaganda. Essi sono posti in apposita licenza straordinaria per la durata della campagna elettorale».

In sintesi: ti candidi in un posto che non hai mai visto, non fai nessuna campagna elettorale, non prendi neanche un voto. Però “vinci” un mese di stipendio senza lavorare. Questo spiega i cento “casi Malvicino” che si aprono a ogni tornata elettorale. Spiega perché altri candidati alla carica di sindaco non si siano mai fatti vedere in paese, non abbiano aperto siti elettorali o abbiano presentato fantasiosi programmi in fotocopia.

Tutti i tentativi di cambiare la legge si sono arenati in Parlamento. E pensare che per mettere un freno al problema basterebbe poco: «Bisognerebbe obbligare anche i candidati nei piccoli comuni a presentare una raccolta di firme a sostegno delle liste», dice a L’Unica Federico Fornaro, deputato alessandrino del PD esperto di questioni elettorali. «Anche pochissime: 5-10 non di più. Così si limiterebbero almeno in parte gli abusi, che peraltro si verificano soprattutto nelle elezioni come questa, che interessano una minima percentuale di comuni». Perché i professionisti delle candidature fantasma possono colpire più volte in una stagione. Basta copiare il programma scritto da qualcun altro, promettere la luna, e il gioco è fatto.

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