L’integrazione passa anche da un sentiero lungo 97 chilometri


In un’Italia interna sempre più segnata dallo spopolamento, dalla carenza di servizi e fabbriche e dall’invecchiamento demografico, esistono esperienze che ribaltano il paradigma della marginalità. È il caso di “Otto Basso Monferrato”, un progetto che nasce da un’intuizione semplice ma dirompente: l’accoglienza può essere un processo generativo di sviluppo locale. Un’affermazione che nel 2011 suonava come una provocazione, ma che oggi, a distanza di quasi quindici anni, ha preso forma concreta in un cammino escursionistico di 97 chilometri che attraversa 23 piccoli comuni del Basso Monferrato astigiano, un territorio fragile, segnato dallo spopolamento e dalla scarsità di servizi.
Come nel film di Albanese
Tutto parte da Settime, un comune astigiano con meno di 600 abitanti, quando nel 2011 l’allora sindaco Paolo Rosina ha chiesto a PIAM onlus, storica associazione astigiana che si occupa di integrazione e accoglienza delle persone migranti, di attivare un piano per evitare la chiusura della scuola primaria. È nato così il PAIS – il piano di accoglienza, un acronimo che suona “paese” nel dialetto piemontese – rivolto agli stranieri arrivati in Italia con lo SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (l’attuale SAI, Sistema di accoglienza e integrazione).
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Sono arrivate così, non senza l’opposizione di una parte della cittadinanza, le prime famiglie migranti da Kurdistan, Afghanistan e Nigeria: due nuclei, quattro adulti e nove minori. Grazie alla presenza delle famiglie accolte – in una situazione simile a quella raccontata dal film di Riccardo Milani “Un mondo a parte”, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele – la scuola è rimasta aperta per quindici anni, diventando in tutto questo tempo un presidio pubblico essenziale, non solo per i nuovi arrivati ma per l’intera comunità. Quest’anno però, come raccontato da L’Unica, l’istituto ha chiuso: i successori di Rosina, bocciato alle elezioni, non hanno dato seguito al progetto. E senza nuovi progetti di accoglienza, non c’erano più abbastanza bambini per tenere aperta la scuola.
Il nuovo progetto: valorizzare il territorio attraverso i sentieri
Il modello di accoglienza proposto dal PIAM – anche prima del progetto legato alla scuola di Settime – si è ispirato a Riace, il comune calabrese guidato da Mimmo Lucano. «L’idea di fondo è stata quella di far incontrare due fragilità: da un lato quella dei migranti in cerca di un nuovo inizio, dall’altro quella dei territori interni in declino», ha spiegato a L’Unica il presidente di PIAM onlus Alberto Mossino. «Una sinergia mutualistica che è si concretizza nell’inserimento lavorativo dei beneficiari del progetto, che affiancano i cantonieri comunali nelle manutenzioni ordinarie, ricevendo formazione, certificazioni di sicurezza e apprendendo un mestiere».
È in questo contesto che, quasi per caso, è nata l’idea dei sentieri. Durante un intervento di pulizia di una vecchia strada campestre invasa dalla vegetazione, si è riscoperta la bellezza del paesaggio collinare e boschivo. In occasione di una festa paesana del 2014, quella strada tra i paesi di Settime e Chiusano è stata riaperta e percorsa da decine di persone. Da lì è scattata la scintilla: recuperare e rendere fruibili i vecchi sentieri del territorio, spesso tracciati vent’anni prima ma poi abbandonati. Con l’aiuto dei ragazzi accolti e l’entusiasmo di una giovane associazione sportiva, “BeWood” – composta da guide CAI, cicloturistiche ed esperti botanici – ha preso corpo il progetto. I sentieri sono stati ripuliti, tracciati e messi su mappa. La loro forma ricorda vagamente un otto: da qui il nome “Otto Basso Monferrato”.
Nel 2019 è stato firmato un primo protocollo tra nove comuni, poi il progetto si è fermato per il Covid-19. Ma, nel frattempo, “BeWood” ha raggiunto un traguardo importante: l’accreditamento ufficiale del percorso presso la Regione Piemonte, un processo complesso e tecnico, fatto di rilevamenti ogni cento metri, documentazioni su proprietà, flora, viabilità. Un lavoro che avrebbe richiesto almeno 15 mila euro se commissionato a un professionista, che invece “BeWood” ha realizzato gratuitamente.
L’accreditamento è stato il punto di svolta. A maggio 2023, ventitré sindaci si sono ritrovati nel paese di Castellero, in piazza, per firmare un nuovo protocollo d’intesa, senza fondi né obblighi, mossi solo dalla volontà di sostenere un progetto nato dal basso, che unisce accoglienza, turismo lento, natura e coesione sociale. Il protocollo è stato sottoscritto anche da Comuni non direttamente attraversati dal sentiero (è il caso, per esempio, di Cocconato).
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I lavori in corso
Nel frattempo, PIAM onlus ha partecipato al bando “Territori inclusivi” della Fondazione Compagnia di San Paolo, ottenendo le risorse per promuovere il cammino. In questo momento, è in fase di pubblicazione il sito web, grazie al coinvolgimento di un’agenzia di marketing territoriale di Alba e Asti. Inoltre, sono in corso le attività di mappatura dei punti di interesse, la realizzazione della cartellonistica e la creazione di pacchetti turistici.
I 90 chilometri di percorso sono per la maggior parte strade bianche, percorribili a piedi, in bicicletta e a cavallo, che mettono in contatto i punti di maggiore interesse. «Sono molti e di pregio, a partire dalla Riserva naturale di Valleandona, baluardo della paleontologia, tra i pochi luoghi al mondo dove osservare resti di un antico mare», ha aggiunto Mossino. Qui nel Pliocene, tra i 5 e 1,8 milioni di anni fa, dove oggi ci sono campi e colline c’era il mare: delle specie che lo abitavano oggi è possibile ammirare i resti, tra conchiglie, fossili di molluschi, coralli e cetacei.
Ma “Otto Basso Monferrato” non è solo un tracciato GPX da scaricare. È un’infrastruttura sociale. Il progetto lavora sulla formazione dei giovani, sul rafforzamento della comunità residente, sull’animazione territoriale. Il festival “Melchiadè”, che si è tenuto a inizio luglio 2025, alla sua prima edizione ha portato spettacoli di arte e cultura lungo il percorso, rendendo il cammino vivo e vissuto. PIAM e i partner del progetto, inoltre, stanno lavorando per strutturare un’offerta sportiva: un running park nei comuni di Roatto e Maretto per l’allenamento degli specialisti del trail, la corsa sui sentieri.
Tutto questo mentre le persone migranti continuano a essere parte attiva del processo: molte di loro oggi lavorano come giardinieri, cuochi, manutentori, camerieri. La rete di accoglienza si è trasformata in una rete economica, dove l’inserimento lavorativo avviene in un contesto che ha scelto di rimanere vivo, di non arrendersi allo spopolamento.
Il valore dell’accoglienza
«Quando all’inizio parlavamo di accoglienza come opportunità, in molti ci guardavano storto. L’idea diffusa era che i migranti portassero solo problemi, che arrivassero nei paesi per distruggere, togliere, portare via. Come se fossero una sciagura, le cavallette della Bibbia», ha detto ancora Mossino. «Ma la realtà è l’opposto: l’accoglienza è un processo generativo di sviluppo locale. Credeteci. Nei territori arrivano persone giovani, piene di energia, con il desiderio di costruire un futuro. Come può essere un problema questo? Semmai il problema ce l’hanno i paesi vecchi e stanchi, dove la popolazione muore e non nasce più nessuno. Lì sì che c’è qualcosa che non funziona».
E conclude: «In dieci anni abbiamo visto tutto questo svolgersi in modo lineare: dall’arrivo delle prime famiglie all’integrazione, fino allo sviluppo territoriale. “Otto Basso Monferrato” è la dimostrazione concreta di questa teoria: un modello che funziona, replicabile. E la cosa più interessante è che oggi, quando si parla di sviluppo locale, le istituzioni ci riconoscono un ruolo, una capacità di indirizzo. Ma quasi si sono dimenticati che tutto è partito dall’accoglienza. È proprio lì che sta la forza di questo progetto».
Questa puntata di L’Unica Asti termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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