Per il palestinesi e per il salario: i due volti degli scioperi contro Israele
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A Torino, come in molte altre città italiane, il ruolo dei lavoratori nelle manifestazioni a sostegno della popolazione di Gaza negli ultimi mesi è diventato preponderante. In alcuni casi, le proteste per la Palestina si sono intrecciate alle rivendicazioni del movimento sindacale.
Dopo il 7 ottobre 2023, i principali sindacati confederali e i sindacati di base hanno aderito a manifestazioni e scioperi, fino alle grandi mobilitazioni del 22 settembre e allo sciopero generale del 3 ottobre di quest’anno, che nel Torinese hanno portato in piazza migliaia di persone.
“Torino per Gaza” è la principale realtà di coordinamento delle manifestazioni che si sono svolte in città. Della rete di associazioni e gruppi che la compongono, fa parte anche SI Cobas, uno dei sindacati di base che coinvolge prevalentemente lavoratori appartenenti al settore logistico, che cioè operano nel comparto della distribuzione delle merci. Sono proprio i SI Cobas ad avere indetto il prossimo sciopero, previsto per il 28 novembre. Anche in quel caso, si scenderà in piazza per la Palestina e i palestinesi, ma anche contro la guerra e per la tutela dei diritti di lavoratori e lavoratrici.
L’azione dei COBAS
Prima e dopo le mobilitazioni che hanno riempito le strade del capoluogo piemontese, gli scioperi per chiedere il cessate il fuoco a Gaza organizzati dal sindacato sono stati finora cinque. Il primo si è tenuto a Grugliasco il 17 novembre 2023, ai mercati generali del Centro agro alimentare Torino (CAAT), dove decine di lavoratori hanno deciso di non contribuire alla distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, sfavorendo lo svolgimento di attività di commercio all’ingrosso nei mercati e supermercati piemontesi. Quella notte, a scioperare sono stati soprattutto lavoratori con background migratorio coinvolti nella filiera, in particolare provenienti da Nord Africa e Medio Oriente, che hanno rilanciato l’appello di vari sindacati palestinesi per chiedere alle istituzioni di fermare il commercio di armi con Israele.
L’iniziativa si inserisce nella tradizione dell’internazionalismo proletario tipica del SI Cobas, unita alla sensibilità per il mondo arabo dei lavoratori. Insieme, le due istanze hanno favorito una mobilitazione sindacale proseguita alcuni mesi dopo davanti al deposito Carrefour di Rivalta. Il 23 febbraio 2024 i lavoratori SI Cobas hanno fermato la logistica del sito per alcune ore. In questa occasione il sindacato ha sottolineato la relazione tra lo sciopero per la Palestina e le condizioni di lavoro all’interno della multinazionale francese: «Lo sciopero generale ha colpito Carrefour, multinazionale che sostiene l’esercito di Israele nel genocidio della popolazione palestinese e sfrutta i lavoratori della filiera mondiale del cibo».
Il 25 giugno 2025, da Settimo a Orbassano, anche i magazzini BRT, tra i maggiori stabilimenti in Italia del marchio francese specializzato in spedizioni internazionali, sono stati coinvolti dallo sciopero del sindacato. I picchetti (ovvero i blocchi di accesso davanti al posto di lavoro) hanno provocato vari rallentamenti in tutti e cinque gli stabilimenti del torinese. SI Cobas ha commentato così l’iniziativa: «Quest’azione rafforza lo sciopero nazionale della logistica per il rinnovo del CCNL Logistica e Trasporto merci, contro guerre ed economia di guerra».
Quest’anno, allo sciopero generale del 19 settembre indetto dalla CGIL a sostegno della Palestina, è seguito lo sciopero del 22 settembre indetto dai sindacati di base. Il primo in Piemonte ha coinvolto aziende metalmeccaniche come Stellantis, Marelli, Avio e Lagostina, cantieri e siti edili come Fassa Bortolo, Durbiano e Heidelberg, e luoghi della cultura e dello spettacolo come il Teatro Regio di Torino. «La CGIL torna a chiedere con urgenza che il governo italiano contribuisca, insieme agli altri governi e alle altre istituzioni internazionali, a bloccare ciò che sta avvenendo, fino ad arrivare alla convocazione di una conferenza di pace sotto l’egida dell’ONU», annunciava il sindacato, denunciando l’occupazione della Striscia di Gaza.
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La CGIL: si fermano anche ingegneri e impiegati
Giorgio Airaudo, segretario generale della CGIL Piemonte, ha detto a L’Unica che in occasione del 19 settembre a mobilitarsi sono state anche categorie di lavoratori inedite: «Per la prima volta ingegneri e impiegati di varie aziende ci hanno chiesto come si faceva a scioperare. Sembra una banalità, ma abitualmente queste categorie non scioperano. A farsi coinvolgere sono state anche realtà che lavorano per le armi, come Microtecnica, un’azienda che fa sistemi di puntamento d’arma a Torino. Lì come altrove, c’è stata una partecipazione più importante rispetto ad altre volte da parte di lavoratori di aree tecnico-impiegatizie».
Nel Torinese e non solo, anche in aziende del settore aerospazio, difesa e sicurezza come Leonardo, i lavoratori hanno deciso di prendere posizione. Secondo il rapporto “Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio” firmato dalla relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, Leonardo è tra le principali aziende che «hanno rafforzato la capacità di Israele di perpetuare l’apartheid e, di recente, di sostenere il suo assalto a Gaza» fornendo armamenti e supporto tecnico.
Nello stabilimento di Caselle, ha detto a L’Unica Edi Lazzi, segretario generale della FIOM CGIL di Torino, i lavoratori hanno da poco sottoscritto una lettera della rappresentanza sindacale unitaria in cui si esprime preoccupazione per le «sorti della popolazione della striscia di Gaza, di Gerusalemme Est, della Cisgiordania e degli stessi israeliani che oggi manifestano contro Netanyahu». Nella lettera i rappresentanti dichiarano di voler partecipare a iniziative contro il riarmo e di stare valutando altri scioperi.
Per Airaudo lo sciopero della CGIL di settembre ha gettato le basi per quello successivo, raccogliendo una partecipazione trasversale. «Si è trattato di uno sciopero che ha travalicato le ragioni economiche, sociali e gli insediamenti sindacali: chi ha manifestato lo ha fatto contro le stragi a Gaza e per la fine della violenza dell’esercito israeliano. Tant’è che in piazza c’erano tutti. A ottobre poi questa mobilitazione è stata palese».
Per i palestinesi e per migliorare le condizioni di lavoro
Il 3 ottobre 2025, giornata dello sciopero generale, il SI Cobas è tornato a organizzare un picchetto, questa volta davanti allo stabilimento Amazon di Brandizzo. L’intento dichiarato è stato quello di «opporsi al genocidio in Palestina e alle guerre ma anche migliorare le condizioni di lavoro e il salario». A partire dalle prime luci del mattino, l’azione dei lavoratori davanti all’azienda ha impedito la partenza di diversi camion per tutto il resto della giornata, mentre lo sciopero generale è proseguito nelle piazze.
«Il movimento operaio per la questione palestinese c’è sempre stato, in questi ultimi anni ha ricominciato a mobilitarsi con più forza. Questo perché nella fase attuale le rivendicazioni della lotta politica ed economica sono un tutt’uno», ha detto a L’Unica Daniele Mallamaci, portavoce di SI Cobas Torino. «Per tanti lavoratori mobilitarsi per la Palestina libera significa anche opporsi al riarmo che aumenta le spese militari in un paese come l’Italia dove i salari sono fermi da 30 anni e il costo della vita aumenta, mentre servizi come sanità, scuola e trasporti sono sempre più inaccessibili. L’iniziativa di sciopero sindacale per la Global Sumud Flottilla ha permesso di unire il sostegno alla resistenza palestinese con le istanze dei lavoratori in una mobilitazione ampia e generale».
Come ha raccontato Mallamaci, la mobilitazione per Gaza dei lavoratori SI Cobas non è disgiunta da rivendicazioni economiche per aumenti di salario, riduzione dell’orario di lavoro e libertà sindacale: «Un altro aspetto che ha determinato in modo decisivo l’allargamento della partecipazione». Intanto, i sindacati di base guardano al prossimo sciopero generale che, come dicevamo, è stato convocato per venerdì 28 novembre, in concomitanza con la “Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese” di sabato 29.
Questa puntata di L’Unica Torino termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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