Asti sta perdendo la passione per il suo Palio

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Foto: Pixabay

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«Mi sembrate delle amebe». Al Consiglio del Palio dello scorso 21 gennaio, il sindaco Maurizio Rasero non aveva risparmiato le parole. Al centro dei suoi strali c’era il Collegio dei rettori, l’organo consultivo a cui partecipano i rappresentanti dei ventuno borghi, rioni e comuni che ogni anno prendono parte alla storica corsa della città. La colpa dei rettori? Non aver dimostrato il dovuto attaccamento alla tradizione.

Sul tavolo c’erano i festeggiamenti da organizzare per il 750esimo anniversario della data in cui per la prima volta, in un testo scritto, si era parlato di un “Palio” corso a cavallo dai cittadini astigiani. La citazione porta la firma di Guglielmo Ventura, un ricco commerciante del XIV secolo che per passione raccontava la storia della città nelle sue cronache, narrazioni medievali paragonabili ai giornali di oggi.

Nel Memoriale de rebus gestis civium astensium et plurium aliorum, scritto in un latino che tendeva al volgare, Ventura racconta che nel 1275 gli astesi – per festeggiare la vittoria nella battaglia di Roccavione contro le truppe di Carlo d’Angiò supportate da Alba – andarono a correre il Palio sotto le mura della città nemica, in segno di scherno, «devastando vigne e alberi». E lo fecero il 10 agosto, giorno del patrono di Alba, San Lorenzo, sicut fieri solet Ast in festo beato Secundi: «Come Asti è solita fare alla festa di San Secondo». Quindi, secondo le testimonianze del Ventura, già nel 1275 il Palio di Asti era una tradizione consolidata.

L’orgoglio dimenticato

Eppure, in una fredda serata del gennaio 2025, oltre 750 anni di orgoglio astigiano sono stati sepolti in un’infuocata riunione del Consiglio del Palio, con il sindaco infuriato da una parte e i rettori con gli occhi bassi dall’altra. Rasero aveva chiesto idee e proposte per festeggiare la ricorrenza e sul tavolo aveva messo 300 mila euro, cioè i soldi che servono per allestire ogni corsa in piazza Alfieri, trovati tramite sponsor dall’assessore alle Manifestazioni, Riccardo Origlia.

Nei progetti del sindaco c’era un “Palio straordinario”, una seconda corsa da affiancare a quella già programmata per la prima domenica di settembre. Dai rettori erano arrivate controproposte come notti bianche, sfilate notturne, cene. «Mi state proponendo il Palio delle frittelle», era sbottato Rasero. Alla fine si era anche trovato un accordo per l’8 giugno, data che però coincideva con la chiamata alle urne per i referendum su cittadinanza e lavoro. Nessun’altra data ha messo d’accordo i rettori.

E così anche nel 2025, 750 anni dopo la data indicata dal Ventura, si correrà un unico Palio. Le manifestazioni collaterali invece sono andate avanti. Sabato 5 luglio, ad esempio, è andata in scena una notte bianca alla quale non hanno aderito tutti i rioni iscritti al Palio. Una manifestazione inedita per la città, che ha sollevato non poche perplessità: «Affrontiamo subito l’elefante nella stanza: se organizzi una “notte bianca del Palio” per celebrare i suoi 750 anni, ci si aspetta che il Palio ci sia, si veda e si tocchi con mano. Il resto è un’appendice. Ma se il Palio non si percepisce, come avvenuto sabato sera tra le piazze e le vie del centro di Asti, allora qualcosa non ha funzionato. A meno che per Palio non si intendessero gli stand gastronomici con piatti tipici, dolci e cocktail somministrati dagli 8 protagonisti della corsa (su 21)», ha scritto ad esempio il settimanale locale La Nuova Provincia.

Tensioni e bilanci in rosso

Che cosa sta succedendo al Palio? L’evento «deve tornare alle origini, quando la corsa era il culmine delle celebrazioni patronali, una festa di popolo e non un semplice evento a cui fare da spettatori», dice in un’intervista a La Stampa Paolo Bagnadentro, noto avvocato e capitano del Palio dal 2001 al 2005. Eppure adesso è rimasto un “giocattolo per pochi”, pagato caro e salato da tutti. Secondo i dati dei bilanci comunali sui “servizi a domanda individuale” in cui è inserito il Palio, nel 2017 è costato 600 mila euro e ne ha incassati 290 mila, l’anno precedente 583 mila incassandone 276 mila, nel 2019 è costato 640 mila con un introito di 290 mila. Nel ‘20 e nel ‘21 non si è corso a causa del Covid, ma il dopo pandemia non ha cambiato il trend. Nel 2022 il Comune ha speso 610 mila incassandone 390 mila, l’anno dopo – in questo caso si tratta di una previsione – era stimata una spesa di 583 mila euro a fronte di 275 mila euro di incassi.

Ogni singola corsa costa agli astigiani intorno ai 300 mila euro, e così per la possibile corsa straordinaria di quest’anno Rasero aveva annunciato che non avrebbe «messo le mani nelle tasche dei cittadini», per questo si sono cercati, e trovati, gli sponsor. Ma non si è trovata la gente di Palio. Il sindaco aveva iniziato la sua carriera politica nel Borgo Tanaro di cui era stato rettore per molti anni. Fu lui a far dipingere la porta della chiesa del suo borgo con i colori del Rione San Secondo in modo da creare quella rivalità tra i due comitati che dura tuttora. Nel 2005 La Stampa pubblicò una sua foto di gioventù, in cui inseguiva con aria minacciosa un sostenitore del borgo rivale che dopo la corsa aveva fatto cadere il fantino di Tanaro. «Volevo dargli il fatto suo», spiegò serafico in un’intervista rilasciata qualche anno più tardi, nel suo ufficio di sindaco. «Da rettore avrei fatto carte false per correre due volte in un anno», dice oggi Rasero.

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La passione svanita

Oggi, in buona parte dei rettori in carica, mancano passione e voglia di fare. E il sindaco lo ha rimarcato nel Consiglio di gennaio: «Molti di voi non sono degni di legare le scarpe ai rettori del passato», aveva gridato senza ottenere reazioni. Anzi, qualcosa c’era stato: qualche rettore aveva chiesto al sindaco di tenere i Consigli a porte chiuse. Basta con le riunioni pubbliche, con i giornalisti presenti e pronti a raccontare litigi e contrasti: se umiliazione doveva essere che almeno fosse privata. Per tutta risposta Rasero non ha più partecipato ai Consigli del Palio successivi.

Con questo spirito si arriverà al 7 settembre, data dell’unica corsa per celebrare il 750esimo anniversario. Sindaco offeso, rettori divisi, cittadini indifferenti. È questa la fine che farà il Palio di Asti, tramandatoci da generazioni, da quando potevamo correrlo sotto le mura di Alba con gli albesi (ancora privi della Ferrero e della ricchezza un po’ snob delle Langhe) zitti a guardare senza potersi opporre?

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La strada intrapresa è quella con i rettori che si difendono dicendo che fanno già fin troppo, che loro lavorano e che il Palio è un passatempo. Con gli astigiani che imprecano perché a causa della pista nella centralissima piazza Alfieri le opportunità di parcheggio saranno ridotte e i pochi che si uniranno ai comitati, per sfilare un giorno, sborseranno cifre non indifferenti.

Il Palio resterà, fino a quando si deciderà di celebrarlo, un costosissimo “giocattolo per pochi” oppure avrà la forza di diventare la festa di San Secondo, della città e dei cittadini? Un anziano rettore un giorno mi disse: «Non dobbiamo correre per i turisti ma per noi, i turisti arriveranno dopo e se non verranno meglio ancora, il Palio è di Asti».

Negli anni passati si era parlato di una pista da addestramento per far rinascere il movimento degli allevatori di cavalli cittadini, invece di continuare a rifornirsi da allevatori toscani e sardi. Si era detto di creare un ente manifestazioni per sgravare i rettori da molti dei compiti organizzativi. Si era parlato di “tratte”, cioè cavalli acquistati dal Comune e assegnati ai comitati, che così non avrebbero speso un euro, dopo un sorteggio. Si era detto di anticipare la data del Palio alla primavera, dedicando il settembre al Festival delle sagre e all’enogastronomia. Si era parlato e si era detto, appunto, ma niente è stato fatto. Solo la pista è diventata un’eccellenza dal punto di vista della sicurezza dopo un intenso lavorio tra Asti e Roma. Ma se nessuno avrà più voglia di correre, eccellenza e sicurezza non serviranno più.

Questa puntata di L’Unica Asti termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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