A Settime chiude la scuola dell’accoglienza

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Faccelo sapere quiSettime è un piccolo comune di seicento anime, nel cuore dell’Astigiano, che negli ultimi anni ha saputo scrivere una storia straordinaria di accoglienza e integrazione. Settime come Riace, si era detto, citando il paese della Calabria dove il sindaco Mimmo Lucano aveva dato vita a un progetto per le persone migranti che lo aveva reso noto a livello nazionale.
Una parabola triste, quella di Lucano: culminata con la rivista americana Fortune che lo aveva inserito al quarantesimo posto nella lista dei leader mondiali più influenti e precipitata con una tormentata vicenda giudiziaria che – dopo una sentenza di primo grado che lo aveva definito «dominus indiscusso di un’associazione a delinquere finalizzata a strumentalizzare il sistema di accoglienza» – si era conclusa con una più modesta condanna a 18 mesi con pena sospesa per un singolo caso (su 57 dichiarati dall’accusa) di falso in atto pubblico.
A Settime le cose non sono andate in modo così drammatico, ma anche qui la vicenda che aveva portato il paese sotto i riflettori è finita in un modo lontanissimo dalle premesse celebrate da quotidiani e televisioni. Anche qui c’era un sindaco – Guido Rosina – convinto che, in tempi di crisi e calo demografico, l’immigrazione potesse essere una risorsa anziché una minaccia. Anche qui c’erano persone che, in modo più o meno palese, non erano affatto d’accordo. Anche qui, seppure in modo meno traumatico, il sindaco ha perso il suo posto.
Tredici bambini per salvare la scuola
La storia comincia dal luogo che l’allora sindaco Rosina considerava il cuore pulsante del paese, ovvero la sua scuola elementare che rischiava la chiusura per la mancanza di iscritti ma che, grazie all’arrivo di bambini provenienti da diverse parti del mondo, era riuscita a restare aperta. Una vicenda che ricorda quella che nel 2024 Virginia Raffaele e Antonio Albanese hanno raccontato nel film di Riccardo Milani “Un mondo a parte”. Ma se nella finzione – ambientata in un immaginario paesino sulle montagne abruzzesi – la piccola pluriclasse salvata resisteva alle minacce di chi voleva chiuderla, nella realtà il lieto fine è mancato e il prossimo 8 settembre, nella scuolina di Settime, nessuno farà suonare la campanella.
Tutto parte nel 2011. Già allora, e da anni, la scuola elementare di Settime rischiava di chiudere. La bassa natalità e il progressivo spopolamento avevano ridotto il numero degli iscritti al di sotto della soglia minima richiesta dalla Regione. Una realtà che, purtroppo, affligge numerosi piccoli comuni italiani. Ma Settime trovò una via per non soccombere: i figli di famiglie immigrate accolte in paese potevano essere un modo per andare oltre la soglia e scongiurare l’addio alla scuola.
La soluzione era nel progetto SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che consente agli enti locali di accedere ai fondi che il Ministero dell’Interno prevede per i profughi che fuggono dalle guerre o dai Paesi dove rischiano di subire persecuzioni politiche o religiose. Con i primi profughi – provenienti da Somalia, Kurdistan, Siria, Afghanistan e Nigeria – sono arrivate le loro famiglie. Gli adulti hanno trovato occupazione grazie a nove borse lavoro in alcune aziende del territorio, i bambini hanno frequentato la scuola. Erano in tredici, abbastanza per evitare la chiusura. «A oltre un anno dall’inizio del progetto – commentava il sindaco – gli aspetti positivi sono più di uno».
Il “no” dei concittadini
«Nel progetto avevo privilegiato le famiglie con bambini proprio pensando alla scuola. La cultura è l’unica medicina che può far star meglio il mondo, lo dico da sempre e l’ho sempre sostenuto: la scuola è un modo per aggregare la gente del paese, per dare un’identità. Spesso le persone non si rendono conto che la scuola è un bene fondamentale. Più importante delle fognature, delle strade. A Settime invece si parla solo di vie da asfaltare», ricorda oggi l’ex sindaco Rosina, parlando con L’Unica. «Con le iniziative scolastiche si coinvolge il paese, si crea una certa socializzazione. Ma Settime non ha mai voluto l’integrazione e per le ultime due amministrazioni, in cui io sono stato all’opposizione, in Consiglio si parlava della scuola sempre come una spesa e basta. Il progetto è stato chiuso nel 2014, appena è scaduto il mio mandato. Non sono più stato rieletto. La gente diceva: “Rosina ha voluto gli immigrati, noi no. Non lo votiamo più”».
Che buona parte dei concittadini non la pensasse come Rosina è stato evidente nel 2019. Battuto dalla sfidante Paola Borgio nel 2014, Rosina si era ripresentato cinque anni dopo – come unico candidato – ma piuttosto che votare per lui la maggioranza degli abitanti di Settime aveva preferito disertare le urne o annullare la scheda. La legge, nelle amministrative con un solo aspirante sindaco, prevede che le elezioni siano valide soltanto con un’affluenza superiore al 50 per cento degli elettori. Il 26 maggio 2019, su 388 settimesi aventi diritto al voto, 111 rimangono a casa, 122 annullano la scheda, 43 la lasciano in bianco. A Rosina restano 112 voti, troppo pochi per essere eletto.
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Per Rosina è un brutto colpo. «Mi fu detto che io, con lo SPRAR, volevo “impestare” il paese e che me ne sarei pentito», si sfogherà a caldo con La Nuova Provincia. «Oggi quelle famiglie di rifugiati continuano a vivere in paese e non sono mai stati registrati episodi di disturbo da parte di queste famiglie. Hanno portato solo utilità al paese delle quali tutti hanno goduto, anche la precedente amministrazione. Eppure c’era bisogno di una prova di forza nei miei confronti: sono passati casa per casa per farmi campagna elettorale contro. Senza motivo. Ed è questo che più mi indigna. Non c’è stata una sola persona che mi abbia motivato perché non vogliono queste famiglie e non vogliono me come sindaco».
La fine del sogno
Oggi, la rabbia lascia il posto all’amarezza. Con L’Unica, l’ex sindaco ricorda con rimpianto il giorno in cui gli era stato presentato il progetto. «Quando sono venuti nel mio ufficio ho avuto due pensieri: il primo per un mio amico, Roberto, morto poco tempo fa, era figlio di un albanese ed era venuto a studiare ingegneria in Italia durante la Seconda guerra mondiale. Finita la guerra il padre gli disse di non tornare a Tirana, per lui lì non c’erano opportunità. È rimasto qui». Rosina lo ricorda come uno dei primi rifugiati: «Un ragazzo albanese che era stato accolto e si era realizzato qui in Italia. Il secondo pensiero è stato per mio padre, un uomo che mi ha sempre insegnato il rispetto. Era stato il primo ad affittare casa agli immigrati dall’Italia del Sud, in un’epoca di grandi pregiudizi contro i meridionali. Al suo funerale vennero in tanti, e tutti lo ricordavano piangendo perché lui aveva sempre fatto pagare quello che potevano. Diceva “l’affitto sarebbe questo” ma poi prendeva quello che potevano dargli». Rosina, per realizzare il suo progetto, era partito da queste basi. E l’idea aveva funzionato: «I bambini arrivavano che non parlavano l’italiano e dopo due o tre mesi facevano da interpreti ai genitori – racconta a L’Unica –. Era una cosa meravigliosa: nella pluriclasse di Settime bambini di età e origini diverse si sono ritrovati insieme per imparare, crescere e condividere esperienze».
L’anno scorso, sulla scia del film con Albanese e Raffaele, l’esperienza di Settime aveva acceso l’attenzione mediatica sulla scuola del paese, aprendo i microfoni a Malik, Alima, Michela, Saad, Gioele e agli altri bambini provenienti da Nigeria, El Salvador, Togo, Romania, Marocco. Bambini come tutti, che imparano, giocano e qualche volta litigano, quasi stupiti da tanta attenzione: «Questa è una scuola, ce ne sono tante», diceva Kalid, riassumendo il pensiero di tutti. Avevano parlato anche le insegnanti come Raffaella Mentigazza, che raccontava dell’ultima iscritta, la piccola Rahma, che pochi mesi dopo essere arrivata dal Togo aveva imparato a parlare e a leggere in Italiano e «ogni volta che scopre una parola nuova le si illuminano gli occhi». O come la dirigente scolastica Giuseppina Claudia Cerrato: «Noi ci battiamo per garantire uno spazio per i nostri alunni».
Invece la scuola di Settime, che negli anni scorsi era arrivata ad avere quattro classi con 51 iscritti, ha chiuso probabilmente per sempre. Per restare aperti servivano almeno otto alunni: quest’anno non ci sono, e i bambini dovranno andare alla scuola di Cinaglio, il paese confinante. «Non abbiano chiesto la deroga – dice Pierluigi Musso, il sindaco che ha sconfitto Rosina alle ultime elezioni –. Cinaglio è vicina e i bambini potranno andare alle elementari con lo scuolabus del Comune».
Questa puntata di L’Unica Asti termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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