L’agricoltura green non è ancora pronta ad affrontare le sfide del presente

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Faccelo sapere quiAvevamo creduto che bastasse tornare alla natura per salvare la natura, ma ci sbagliavamo. Perché l’innovazione deve camminare insieme all’esperienza e non calpestarla, altrimenti rischia di diventare un esercizio teorico. Così, l’idea di un’agricoltura completamente affidata a prodotti alternativi a quelli chimici di sintesi, al momento si è rivelata un’utopia. Arriverà un giorno nel quale cureremo le piante soltanto con prodotti naturali, ma quel giorno è più lontano di quanto potessimo immaginare. I tentativi di contrastare la diffusione degli agrofarmaci – conosciuti anche con il nome di fitofarmaci o pesticidi – dannosi per l’ambiente e per gli stessi agricoltori che ne vengono a contatto, hanno portato a un aumento dello studio delle misure alternative, che non sempre però si sono rivelate efficaci come si sperava.
Secondo le stime della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, contenute nel report “Anno internazionale della salute delle piante 2020” fino al 40 per cento della produzione agricola mondiale viene perso annualmente a causa di malattie, parassiti e infestanti. Senza gli agrofarmaci il nostro cibo è più indifeso e il rischio è quello di perdere un’ampia parte dei prodotti della terra.
Di fronte alla crisi del comparto ortofrutticolo piemontese, anche per venire incontro alle richieste degli agricoltori, la Regione ha istituito a giugno 2025 il Tavolo permanente tecnico fitosanitario, un organo collegiale che ridefinirà la gestione dei fitofarmaci. Presieduto dall’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, il Tavolo riunisce il Servizio fitosanitario regionale, la Fondazione Agrion – nata nel 2014 su iniziativa di Regione e Unioncamere con lo scopo di promuovere l’innovazione, la ricerca, lo sviluppo tecnologico in campo agricolo – e i rappresentanti delle principali organizzazioni agricole: Coldiretti, Confagricoltura e CIA Piemonte.
Il Tavolo, che permette al Piemonte di allinearsi alle normative più flessibili di altre regioni italiane, avrà il potere di autorizzare deroghe temporanee all’uso di principi attivi per affrontare le emergenze. Prima le decisioni sull’applicazione dei disciplinari fitosanitari, autorizzati dal Ministero dell’Agricoltura, erano di competenza esclusiva del Servizio fitosanitario regionale. Tuttavia, come spiega l’assessore Paolo Bongioanni, «i sempre più frequenti eventi riconducibili al cambiamento climatico, le restrizioni normative o le situazioni eccezionali di mercato hanno reso non più rinviabile assumere le decisioni in una sede collegiale che tenga conto delle richieste della filiera e delle organizzazioni professionali».
Non è una marcia indietro, assicurano dalla Regione, perché la corsa verso un’agricoltura sostenibile deve continuare. Nessuno nega la pericolosità dell’uso incontrollato dei fitofarmaci ma, come sottolinea anche Coldiretti Cuneo, «serve un approccio realistico per sostenere l’impegno dell’agricoltura verso la sostenibilità».
La politica e la scienza
Andando a monte del problema, è stata la scelta restrittiva sui principi attivi consentiti compiuta dall’Italia una delle cause della crisi del comparto. In Spagna, ad esempio, hanno mantenuto diversi principi attivi che gli agricoltori possono alternare senza correre il rischio di selezionare popolazioni di patogeni resistenti. L’Italia nel 2012 ha recepito una direttiva europea del 2009 che riguardava l’uso sostenibile dei pesticidi, anticipando divieti su un erbicida (il glifosato) e su una classe di insetticidi (i neonicotinoidi). In Piemonte, l’allora governatore Sergio Chiamparino e l’assessore Giorgio Ferrero nel 2014 hanno varato un regolamento che vietava l’uso di terbutilazina e S-metolaclor – due potenti diserbanti utili nella coltivazione del mais ma dannosi per acqua e biodiversità – nelle aree di ricarica degli acquiferi. L’Unione europea avrebbe messo fuorilegge il metolaclor solo dieci anni dopo, nel dicembre 2024.
«L’Italia è stata troppo frettolosa, limitando eccessivamente i principi attivi che funzionavano – dice a L’Unica Giacomo Ballari, presidente della Fondazione Agrion –. Quello che ha messo in crisi le aziende è stato sostituire prodotti validi e testati con alternative sostenibili senza la certezza che avessero lo stesso risultato». Dello stesso avviso Maria Lodovica Gullino, fitopatologa di fama internazionale e docente di patologia vegetale alle università di Torino e Genova. «L’Italia ha fatto una scelta radicale, non basata su criteri scientifici, che rischia di rivelarsi suicida», spiega a L’Unica. «Ha adottato disciplinari molto più restrittivi rispetto ad altri Paesi che invece hanno preservato un ventaglio più ampio di agrofarmaci garantendo ai loro agricoltori maggiore flessibilità nella gestione delle colture. Ora, con l’emergere di nuove patologie, amplificate dal cambiamento climatico e dalla globalizzazione dei mercati, ci troviamo costretti a richiedere estensioni di etichetta, ovvero modifiche normative che ampliano le indicazioni d’uso di un farmaco, per principi attivi che avremmo dovuto mantenere disponibili fin dall’inizio».
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Secondo le stime di Coldiretti, il comparto ortofrutticolo piemontese ha un fatturato annuo che si aggira intorno ai 500 milioni di euro, ma le restrizioni sull’uso degli agrofarmaci hanno avuto un impatto significativo su produzione e valore economico. «In media stiamo parlando almeno di un 20 per cento di perdita di prodotto», precisa a L’Unica il presidente di Agrion. E la provincia di Cuneo rappresenta circa il 60 per cento del fatturato ortofrutticolo piemontese: è leader nella produzione di mele, kiwi, pesche, susine e piccoli frutti come mirtilli e lamponi, molti dei quali certificati DOP (Denominazione di origine protetta) e IGP (Indicazione geografica protetta). Tuttavia, continua Ballari, le malattie non trattate, come la monilia (pesche, susine) e la muffa grigia (kiwi), causano perdite produttive del 20-30 per cento, mentre la ticchiolatura può ridurre la qualità commerciale delle mele fino al 50 per cento, rendendole invendibili.
Non a caso la nascita del Tavolo è stata salutata con favore dagli agricoltori cuneesi. «È un’iniziativa che dà al mondo agricolo strumenti concreti», dice a L’Unica Enrico Nava, viticoltore di Treiso, nelle Langhe, e presidente di Coldiretti Cuneo. «La nascita del Tavolo fitosanitario e l’adozione delle linee guida nazionali di produzione integrata garantiscono maggiore spazio d’azione contro le fitopatie, permettendo interventi rapidi. La coltivazione delle mele ad esempio, con 5.800 ettari e l’86 per cento della produzione regionale, è un’eccellenza sotto pressione per le perdite causate da malattie non adeguatamente contrastate».
Sulla stessa linea Domenico Sacchetto, presidente di Asprofrut, che da Lagnasco esprime il sollievo dei frutticoltori cuneesi. «Prima dovevamo chiedere deroghe e attendere l’iter burocratico, adesso le decisioni saranno più tempestive», spiega a L’Unica. «Trattare le piante con i fitofarmaci è molto costoso e noi non lo facciamo volentieri, ma vogliamo avere la possibilità di terminare il raccolto. Questo Tavolo ci permette di avere gli stessi strumenti che hanno le altre regioni e trattare le piante secondo le indicazioni dei tecnici».
Promesse e allarmi
La svolta green, insomma, non c’è ancora stata e la ragione è che i prodotti di difesa delle colture non riescono, al momento, ad avere gli stessi effetti dei fitofarmaci. Quindi, secondo la professoressa Gullino, una revisione delle decisioni era inevitabile: «Per troppo tempo gli agrofarmaci sono stati demonizzati, ma oggi tocchiamo con mano le conseguenze di questa crociata. I prodotti sperimentali, presentati come alternative, si sono rivelati inefficaci, lasciando intere colture vulnerabili a patologie e insetti che minacciano la produttività». Come spiega Ballari, lo scopo del Tavolo «è consentire agli agricoltori di portare a termine la produzione anche a costo di concedere deroghe, in caso di emergenze, sull’utilizzo di alcuni principi attivi che possono salvare il raccolto. E le emergenze in Piemonte ci sono: le prime deroghe saranno per contrastare i patogeni fungini dei noccioleti e l’invasione di cimici asiatiche che attaccano molte specie vegetali».
Secondo Maria Lodovica Gullino c’è anche una questione culturale da considerare. «Nelle università si parla sempre meno di agrofarmaci, c’è troppa infatuazione per la lotta biologica, sulla quale bisogna continuare la ricerca, ma senza appassionarsi troppo a risultati effimeri. Gli agrofarmaci, che derivano da anni di ricerche e sono sottoposti a normative molto rigorose, se utilizzati correttamente sono strumenti sostenibili. I prodotti più avanzati sono progettati con meccanismi d’azione altamente specifici, che colpiscono solo il bersaglio – un fungo o un insetto – senza danneggiare la pianta o il suo ecosistema». Per il presidente di Agrion il futuro green dell’agricoltura regionale dipende dagli investimenti nel settore: «Si sono allargate le maglie, ma sempre con l’ottica di andare verso una riduzione della chimica. Il Piemonte è una delle regioni più virtuose sulle limitazioni degli agrofarmaci e non vogliamo che le deroghe diventino prassi. Le soluzioni che proponiamo agli agricoltori sono i monitoraggi puntuali, la difesa integrata, le rotazioni colturali e la formazione agronomica: pratiche che richiedono investimenti, ma consentono di intervenire prima che la malattia si propaghi, e quindi di usare meno principi attivi».
Il termine “pesticidi” negli anni ha assunto una connotazione negativa. Questi prodotti sono veri e propri farmaci per le piante, in alcuni casi gli unici strumenti efficaci di cui si dispone al momento per proteggerle dalle malattie. Nell’attesa che gli studi sui prodotti green avanzino, è importante avvalersi degli strumenti di cui si dispone oggi, in modo da tutelare il settore ortofrutticolo cuneese.
Questa puntata di L’Unica Cuneo termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
🏝️ La prossima settimana L’Unica Cuneo va in vacanza, torneremo venerdì 22 agosto. Buon ferragosto alle nostre lettrici e ai nostri lettori!
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