Caldo, pioggia e poco vento: vivere in città è sempre più difficile

Caldo, pioggia e poco vento: vivere in città è sempre più difficile
Foto: Pexels

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«Ad Alessandria abbiamo già registrato l’aumento di un grado nelle temperature estive, negli ultimi trent’anni». A Secondo Barbero, direttore generale dell’ARPA – l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente – basta un dato per fotografare con L’Unica lo scenario climatico dei capoluoghi di pianura. Città che, è bene ribadirlo, non hanno mai avuto condizioni confortevoli, né invidiabili: luoghi proverbiali di nebbia, freddi d’inverno, afosi d’estate. Dove la scarsità di ventilazione comporta il più frequente ristagno degli inquinanti in atmosfera. E dove i cambiamenti ambientali si faranno sentire più che altrove, se ancora non l’hanno fatto.

Cosa fare in futuro

L’eccezionale ondata di calore del giugno scorso è stata solo uno degli aspetti da considerare per avere un quadro affidabile della situazione. «Il mese di giugno 2025 è stato il secondo più caldo di tutta la serie storica, dopo il 2003. Ad ogni modo, è stata una situazione estrema che deve essere distinta dall’aumento medio delle temperature, che invece sarà molto più frequente in futuro», aggiunge il direttore dell’ARPA. A pensare all’orizzonte prossimo bisogna anzi considerare misure di adattamento di cui al momento pochi sembrano avere appieno la consapevolezza: «I nostri capoluoghi dovranno adeguarsi al nuovo clima – spiega Barbero –. Nel medio-lungo periodo sarà necessario intervenire sulle città per renderle più resistenti al caldo», come fanno da anni in alcune parti del Sud Italia.

Alessandria come Barletta, ma senza il mare, a cui guardare per imparare gli accorgimenti da adottare: colori chiari delle case, delle strade e delle piazze, ad esempio, per riflettere la luce del sole e alleggerire, di conseguenza, l’impatto termico. Amministratori e decisori avranno il compito di accompagnare l’evoluzione. E, a questo, dovrebbero dedicarsi fin da ora. Dice ancora Barbero: «Dovremo rivedere piani regolatori e norme attuative per limitare le isole di calore, con aree verdi ma anche con precise scelte costruttive. Non tanto usare climatizzatori, ma ombreggiare».

A che punto è il dibattito pubblico su questo genere di approccio? Quanto tempo ci vorrà prima di essere pronti? «Serviranno alcuni decenni – è il parere dell’esperto – ma la trasformazione deve essere avviata adesso».

Le cifre

Comunque, per parlare di clima, prima di qualsiasi altra considerazione bisogna osservare i dati. In base all’ultimo rapporto annuale del Dipartimento rischi naturali e ambientali di ARPA Piemonte, il 2024 in questa regione è stato il quarto anno più caldo dopo il 2022, il 2023 e il 2015, nella distribuzione storica compresa fra il 1958 e, appunto, il 2024. Con la temperatura media annuale di circa 11 gradi centigradi, superiore di 1,1 gradi rispetto al periodo climatico di riferimento, cioè il trentennio 1991-2020, che aveva una media climatica di circa 9,9 gradi.

C’è stata molta più pioggia: sono stati contati 1.495,7 millimetri (il 45 per cento in più rispetto alla media degli anni tra il 1991 e il 2020), che collocano il 2024 al secondo posto degli anni più piovosi dal 1958, dopo il 1977. Come si legge nel rapporto, «combinando le anomalie standardizzate di temperature e precipitazioni il 2024 è risultato il più caldo e umido degli ultimi settant’anni» in Piemonte. Le anomalie standardizzate di temperature e precipitazioni indicano quanto questi valori si discostano dalla media del periodo di riferimento (in questo caso il trentennio 1991-2020).

Anomalia standardizzata di temperatura e di precipitazione in Piemonte nel 2024 a confronto con gli anni passati dal 1958 – Fonte: Arpa

In Piemonte, il picco termico annuale è stato registrato il 13 agosto proprio in provincia di Alessandria, a Sezzadio, dove la colonnina di mercurio ha segnato la massima di 37,8 gradi. Fra i capoluoghi di provincia, il valore più elevato pari a 36,3 gradi è stato misurato il 28 luglio ad Alessandria. Altro record, da condividere con Vercelli, ha riguardato le ondate di calore dell’estate, ovvero i periodi di almeno tre giorni consecutivi con 30 gradi e più: sono stati rilevati sei volte per ciascuno dei due capoluoghi, di cui una di durata considerevole, che ha costretto Alessandria in una morsa di calore per diciannove giorni, dal 27 luglio al 14 agosto.

Gli scenari futuri

Gli osservatori hanno già riscontrato diverse caratteristiche che fanno immaginare condizioni ambientali complicate da gestire in futuro, se non si introdurranno interventi efficaci per contrastare l’aumento della temperatura. Secondo i dati di ARPA Piemonte (disponibili nella sezione “Infografiche”), in pianura, i giorni senza vento dal 2000 a oggi sono aumentati al ritmo di 2,8 ogni dieci anni: un dato preoccupante per la qualità dell’aria, che trattiene più a lungo le sostanze inquinanti. Crescono anche le “notti tropicali”, quelle con almeno 20 gradi fra mezzanotte e le sei del mattino: ce n’è in media una in più ogni vent’anni. Stesso trend per i “giorni tropicali”, quando la temperatura massima tocca o supera i 30 gradi.

L’analisi dei GG – Gradi Giorno, l’unità di misura che calcola il fabbisogno termico confrontando la temperatura interna degli edifici, stimata in 20 gradi, con la temperatura media esterna per tutto il periodo in cui è acceso il riscaldamento – conferma che nelle aree prealpine c’è bisogno di riscaldare di meno. Servirebbe invece rinfrescare di più le località in pianura.

In conseguenza di questi dati, ARPA ha applicato la metodologia della climatologia internazionale per prevedere come cambierà il clima in Piemonte: gli orizzonti futuri sono pubblicati sul sito dell’agenzia nella sezione “Infografiche”. Secondo le stime di ARPA, tra gli aspetti a cui ci si dovrà abituare figurano le ondate di calore, che aumenteranno nella pianura piemontese in frequenza, intensità e durata: da 25 a 30 giorni in più, da maggio a settembre, forse già nel 2050, ma nella peggiore delle ipotesi se ne potrebbero verificare lungo periodi di due mesi nel trentennio 2071-2100. A livello regionale, le temperature minime a fine secolo potranno essere da 2,12 a 4,07 gradi più alte di oggi, le massime da 2,13 a 4,23 gradi in più.

Nello scenario più grave, ad Alessandria la media massima estiva sarà superiore a 30 gradi e la media minima intorno ai 10. Potremo avere da 30 a 60 giorni e notti tropicali in più, con aumenti della probabilità di incendi boschivi, tendenza a lunghe siccità alternate a periodi piovosi.

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In fondo alla classifica

Dopo avere letto queste prospettive, dovrebbe fare meno effetto la classifica che già adesso Il Sole 24 Ore ha elaborato con dati del centro 3B Meteo, aggiornati al decennio 2014-2024, dove è evidente che Alessandria è una delle città con il clima peggiore d’Italia: 104esima su 107 capoluoghi di provincia. Peggio ci sono soltanto Asti, Terni e Caserta.

Al risultato contribuiscono quindici diversi indicatori, come ad esempio la media delle ore di sole al giorno, le ondate di calore, le raffiche di vento e la percentuale di giorni consecutivi senza pioggia (tutti gli indicatori sono disponibili a questo link). Alessandria è terzultima in Italia per nebbia e quartultima per giorni freddi. I meteorologi hanno analizzato i dati rilevati nelle centraline del Paese e hanno assegnato un punteggio per ciascuno degli indicatori citati, arrivando alla valutazione definitiva.

L’aumento delle temperature è evidente. Secondo i dati diffusi da Il Sole 24 Ore, ad Alessandria nel 2024 la media della temperatura è stata di 2,1 gradi superiore rispetto al 2010. Una cifra che non rappresenta solo un disagio per chi vive o lavora in città, ma definisce anche l’esposizione al riscaldamento globale, che dovrebbe essere contenuto in un grado e mezzo sul pianeta rispetto ai livelli pre-industriali.

Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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