Inventare una tradizione: storia del Capodanno Alessandrino

Inventare una tradizione: storia del Capodanno Alessandrino
Festeggiamenti in Galleria Guerci durante il Capodanno Alessandrino

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In una regione come il Piemonte, dove le tradizioni medievali rappresentano il fulcro del folklore locale e le feste cittadine si celebrano intorno a una qualche eccellenza gastronomica, Alessandria ha scelto di celebrarsi in modo diverso. Così, tra le molte caratteristiche di una città particolare – che raramente raggiunge la popolarità nazionale per ragioni che non siano legate alla crisi economica o alla cronaca nera – c’è quella di far arrivare il Capodanno con qualche mese d’anticipo rispetto al resto del mondo occidentale.

Sì, perché la fine del 2025 Alessandria l’ha già festeggiata nella notte tra domenica 31 agosto e lunedì 1° settembre, sia pure facendo precedere il classico brindisi di mezzanotte da un minuto di silenzio, in memoria delle due vittime dell’ultraleggero precipitato due giorni prima in una risaia della provincia. Far partire l’anno alla fine dell’estate non è poi così strano: era così nel calendario bizantino, quello creato da Costantino e usato per secoli nell’Europa dell’Est ed è ancora così nelle tradizioni rurali di alcune regioni italiane. «Ho sempre pensato che la vita, a scuola come sul lavoro, ripartisse dopo l’estate – ha detto a L’Unica Monica Moccagatta, da sempre anima del Capodanno Alessandrino – poi ho scoperto che la mia idea, peraltro condivisa da molti, aveva radici antiche: in lingua sarda, ad esempio, Caputannu o Cabudanni è il mese di settembre, perché è in autunno, non a gennaio, che comincia l’anno dei contadini».

Le origini: dall’idea al primo brindisi

Per realizzare il progetto, nato da un pensiero arrivato all’improvviso in una vacanza che Moccagatta definisce «mistica» – «e prima o poi dovrò andare a Roma a parlarne con il Papa», scherza – Monica ha chiesto e trovato l’alleanza di molte persone, rimaste con lei a organizzare il Capodanno più fuori tempo d’Italia.

Ad Alessandria Monica è la titolare di un locale, il MezzoLitro. «Pensai di coinvolgere un collega, Marco Beria. L’idea era di organizzare, nella notte del 31 agosto, una specie di “transumanza” di clienti dalla mia vineria al suo bar. L’edizione zero, nel 2003, fu soltanto questo. Poi la cosa è cresciuta in modo incredibile».

Quella che sembrava un’idea bizzarra – e non troppo facile da realizzare, in una città complicata da coinvolgere – è diventata un evento che si ripete da oltre vent’anni, un brindisi collettivo per le strade, con musica e negozi aperti. Un appuntamento atteso da tutti, una realtà quasi impossibile da concepire in questa terra litigiosa schiacciata tra la Bormida e il Tanaro. Le perplessità sono durate poco, le testimonianze negli anni dalle testate nazionali incuriosite dal particolarissimo 31 agosto alessandrino vanno tutte nella stessa direzione: sarà anche strano festeggiare l’anno nuovo fuori stagione, però «unisce».

«Quando vent’anni fa ho sentito parlare di un Capodanno organizzato da qualcuno il 31 agosto, addirittura patrocinato dal Comune – ha raccontato un quarantenne al sito di spettacoli Full d’Assi – ho pensato che ad Alessandria si stesse dando troppa corda a gente un po’ fuori di testa, ma già dopo la prima edizione mi sono dovuto ricredere; è uno dei rari momenti in cui la città si anima e scende volentieri per le vie del centro». E ancora: «Effettivamente il transito dal 31 dicembre al 1° gennaio rappresenta un passaggio più simbolico che pratico, visto che dopo l’Epifania continui gli impegni che avevi lasciato alla vigilia di Natale. Invece la fine dell’estate e l’arrivo di settembre, per molti, soprattutto per i giovani, è un momento caratterizzato da un profondo cambiamento e dalla voglia di fare qualcosa di diverso». In sintesi, ha confermato il sindaco Giorgio Abonante, il Capodanno è diventato un evento «che punta alla cultura, alla socialità, allo stare insieme».

Una festa bipartisan

Abonante è del Partito Democratico, ma il Capodanno Alessandrino è sopravvissuto ai numerosi cambi di colore del Municipio, passato e ripassato nel tempo dal centrodestra al centrosinistra, non senza una parentesi a Cinque Stelle: «Tutti i sindaci hanno sempre partecipato», ha detto Moccagatta. «Nel 2005, alla prima edizione ufficiale, a Palazzo Rosso c’era il PD. La sindaca Mara Scagni aveva appena avuto un incidente abbastanza grave in motocicletta: venne lo stesso, con le stampelle. E fu emozionante. Ma il più appassionato è stato Piercarlo Fabbio, di Forza Italia. Con lui abbiamo persino allestito una specie di pièce teatrale: io ero in abiti cinesi, facevo l’imperatrice e l’ho nominato “ambasciatore del Capodanno”».

Oltre che ai venti della politica, la manifestazione è passata indenne attraverso il dissesto finanziario del 2012 e la pandemia da Covid-19 del 2020. La pandemia limitò la festa a un brindisi simbolico, mentre gli anni di crisi economica della città non cambiarono più di tanto i programmi. «Invitai lo stesso Rita Rossa, la sindaca di quel periodo complicato», ha sottolineato Moccagatta. «Lei fu molto disponibile, mi disse: “Vengo se mi fai spillare la birra”. Mi chiese solo un favore: fuori dalla porta del mio locale ad aspettarla c’erano le cuoche della mensa rimaste senza stipendio. Lei mi chiese di farla uscire da una porta secondaria, e io la feci passare dai sotterranei. Però nella foto ricordo ci sono anche le cuoche… L’anno dopo, per uscire dalla tristezza del dissesto, diedi al Capodanno un tema ottimista: “Vacche grasse per tutti”».

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Quando Umberto Eco finì accanto a Jurij Gagarin e Jimi Hendrix

Ogni anno Monica e i suoi collaboratori scelgono un tema da celebrare, declinato attraverso iniziative che coinvolgono l’intero tessuto cittadino: dai ristoranti che propongono menù a tema, ai negozi che decorano le vetrine, fino alle associazioni culturali che organizzano spettacoli e mostre. 

Nel 2025 la scelta è caduta sull’Intelligenza Artificiale. «Abbiamo voluto un “Capodanno Cibernetico” – ha detto l’organizzatrice a L’Unica – perché oggi la tecnologia attraversa le nostre vite in ogni momento, ma non potrà mai sostituire la fantasia e la passione degli esseri umani». Negli ultimi anni sono stati celebrati il centenario di Fausto Coppi (2019), la promozione dell’Alessandria in serie B (2021), il cinema (2022), il lavoro (2023) e i bambini (2024). «Sono andata in una scuola d’infanzia insieme al grafico Renato Vacotti, che da sempre si occupa del poster del Capodanno», ha aggiunto. «Abbiamo una cinquantina di bambini, che insieme alle maestre, hanno realizzato il disegno con i dinosauri che, rielaborati da Renato, sono diventati il manifesto ufficiale della manifestazione».

Un altro poster rimasto nella memoria di Monica (e degli alessandrini) è quello legato all’edizione dedicata all’acqua, che vedeva in primo piano le immagini del cosmonauta sovietico Jurij Gagarin, di una leggenda del rock come Jimi Hendrix, di Umberto Eco e della stessa Moccagatta. «È una storia lunga che ancora mi emoziona», ha raccontato lei. «Quell’anno Vacotti è partito da un’idea: la grande torre dell’acqua di Alessandria, quella che vedo ogni giorno arrivando da Castellazzo, il mio paese natale, ha una forma che da sempre ricorda un’astronave. Lui la trasformò in una navicella spaziale e mise a bordo me, Gagarin (il primo uomo nello spazio, ndr), Hendrix (chitarrista autore della canzone "Astro man", ndr) ed Eco (nato e cresciuto ad Alessandria, ndr). Quando vidi la bozza pensai che gli unici ancora in vita eravamo Eco ed io, e decisi che avrei dovuto coinvolgerlo a tutti i costi. Andai alla presentazione di un suo libro, gli parlai del Capodanno e del disegno. Poi gli scrissi una mail. La risposta arrivò subito. Appena due parole, ma abbastanza per commuovermi: “Nessuna obiezione”».

I ricordi sono tanti. L’edizione del 2015, con la presenza dell’illusionista Luca Bono e una “sorpresa” finale. «Andai a teatro a vedere Bono, conoscevo suo padre, così lo convinsi a venire ad Alessandria a parlare del Capodanno. Ero così entusiasta che lo travolsi di parole. Alla fine disse: “Vengo, e forse ti porto una sorpresa”. La sera del 31 agosto stavamo montando il palco per lo spettacolo, all’improvviso Luca mi disse: “Guarda un po’ chi è arrivato”. Mi voltai: c’era un uomo con un cappellino, quando lo tolse vidi il ciuffo e lo riconobbi: era Arturo Brachetti. D’altra parte, se le sorprese non le fa lui, che altri potrebbe farle?».

Oppure l’edizione del 2017, dedicata alla passione, «quella che fa muovere tutto. La dedicammo a Paolo Berta, lo storico consigliere comunale in carrozzina dopo un incidente che ha lottato tutta l’esistenza per i diritti delle persone disabili, e ai campioni alessandrini dello sport: il saltatore paralimpico Roberto La Barbera e la maratoneta Valeria Straneo, che all’ultimo fu bloccata dagli sponsor. Mettemmo una sua fotografia sul bancone del locale, ed è ancora lì…».

I soldi e la burocrazia

“Capodanno Alessandrino” è un marchio registrato. «Lo possono esporre solo i commercianti che aderiscono all’iniziativa versando una quota – ha detto Moccagatta – ma io non ho mai toccato i soldi di nessuno: tolte le spese per le tasse sulle affissioni e la pubblicità, il ricavato va tutto all’AIL, l’Associazione Italiana contro le Leucemie, con cui collaboriamo dal 2007. La sicurezza dell’evento è poi affidata a ogni esercente, anzi a ogni cittadino. Anche quest’anno è andata bene, ma i piani per la sicurezza li firmo io. E ogni volta non dormo per settimane». Ma alla fine, chi comanda veramente al Capodanno? «Faccio il dittatore perché tutti siano liberi», risponde Monica quando le fanno questa domanda. Un ossimoro, ma cosa pretendete da chi si è inventato un Capodanno d’estate?

Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.

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