Asti, dallo sport ai rifiuti: tutti i record da dimenticare
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È bello, quasi fanciullesco, il legittimo orgoglio di amministrazioni e cittadini quando si stilano classifiche sulla qualità della vita nella città italiane. Sono invece più rabbiosi che tristi i commenti quando un sondaggio, una ricerca, un’analisi assegnano un record negativo. Il secondo il caso si è verificato spesso negli ultimi tempi ad Asti.
Sport da zona retrocessione
Da qualche anno, la città finisce regolarmente in coda nelle classifiche relative allo sport. Tramontati i tempi della serie A nel basket e nella pallavolo, dimenticati pure i campionati di serie C nel calcio, con una squadra che ha visto i primi passi del futuro campione del mondo Giancarlo Antognoni, le classifiche annuali de Il Sole 24 Ore puniscono Asti senza pietà: nel 2024, il cosiddetto “indice di sportività” è precipitato al 93esimo posto (sulle 107 province italiane), mentre la graduatoria relativa ai soli sport di squadra regala una tristissima maglia nera: ultimo posto, senza appello.
«Il nostro grosso limite è dovuto alla mancanza di risorse da poter investire nello sport», ha detto in un’intervista a La Stampa Piercarlo Molinaris, ex azzurro di salto in lungo ed ex presidente del CONI provinciale. «Ma se osservo il campo di atletica vedo che è strapieno. C’è da dire che i nostri atleti più forti a un certo punto vanno via».
Proprio il campo di atletica, nel maggio 2024, aveva ospitato una manifestazione che avrebbe potuto segnare una prima variazione di tendenza: ma il meeting internazionale “Grifone”, che aveva portato in città alcuni dei futuri protagonisti delle Olimpiadi di Parigi, rimarrà un’esibizione senza repliche. E questa volta la colpa non è neppure delle autorità cittadine. Il Comune era pronto a fare la sua parte, è stata la Regione a tirarsi indietro. «E ad Asti non esistono più aziende che possano sostenere manifestazioni di questo genere», ha commentato Molinaris.
Primi solo dove sarebbe meglio essere ultimi
Scorrendo le cronache degli ultimi otto mesi, quella parolina, “record”, ritorna con una cadenza cupa.
Nell’ottobre del 2024 Asti conquista il triste primato delle case finite all’asta. Sul portale Astegiudiziarie.it compaiono in tutta la provincia 189 beni in vendita: immobili residenziali (un villino, qualche appartamento) e fabbricati commerciali o industriali, macchinari, garage, terreni, cantine, tettoie, posti auto, un magazzino e una bottega, talora pignorati perché non si è riusciti a pagare il mutuo, talora per fallimento con creditori da saldare. Alcuni ricompaiono a ogni asta: rimasti invenduti, hanno anche subìto forti ribassi. Nella dolente classifica al capoluogo seguono Canelli e Ferrere. E le altre province piemontesi come stavano a quella data? 48 beni all’incanto ad Alessandria, 14 a Vercelli, 12 a Novara, 10 a Biella, 5 a Cuneo (2 ad Alba).
Il mese dopo arriva un altro record di cui i cittadini avrebbero volentieri fatto a meno, quello della tassa rifiuti più cara del Piemonte: 435 euro a testa (aumento del 4 per cento rispetto al 2023), molto più della seconda in classifica, Torino, con 371 euro (colpita però dal più pesante aumento rispetto all’anno precedente: il 7,2 per cento). Cercando spiegazioni anziché una facile polemica con la giunta, Luciano Sutera, consigliere di minoranza del Partito Democratico ad Asti, sottolineava in un’intervista a La Stampa: «Paghiamo, da sempre, la conformazione del territorio [la superficie di Asti è pari a 151 chilometri quadrati, ndr], con case e frazioni sparse che obbligano chi gestisce la raccolta a viaggi molto lunghi». Ma non è tutto, si torna anzi al discorso povertà come per le aste (accanto a quello di malafede o menefreghismo di alcuni): «C’è un grosso problema di sommerso, cittadini che non pagano e su cui questa amministrazione non è mai intervenuta per recuperare i propri crediti», aggiungeva Sutera. Dall’arrivo della tessera magnetica per accedere ai cassonetti (in dotazione soltanto a chi è in regola con i pagamenti) ci si attendeva il recupero di introiti, che forse è iniziato, ma a giudicare da foto e proteste sui social è anche aumentato il numero di chi abbandona rifiuti d’ogni sorta accanto ai bidoni o li scarica in periferia e nelle frazioni.
La collezione continua
Il 2025 non porta a un’inversione di tendenza: a maggio arrivano altri due primati da dimenticare. Il primo è quello per spesa farmaceutica. Secondo uno studio dell’Università Bocconi di Milano, la media regionale è di 145,74 euro a testa per ogni mutuato, mentre l’ASL di Asti ne spende 155,14. Al secondo posto Alessandria, la più risparmiatrice Cuneo. Che succede? Una terra di malati? O di spreconi? Di gente che prima di comprare un antibiotico non controlla se nell’armadietto ce n’è ancora una confezione lontana dalla scadenza? Meglio essere prudenti prima di giudicare. Il vicepresidente dell’Ordine dei Medici Claudio Sciacca su La Stampa avverte: «Attenzione con le statistiche. Fino a poco tempo fa ci collocavano tra i più virtuosi». Per commentare è necessario sapere quali sono i farmaci, l’incidenza di malattie sulla popolazione: «Le medicine più costose sono quelle biologiche o chemioterapiche».
Se il giudizio è sospeso sulla spesa sanitaria, potrebbe sembrare pessimo sull’abilità al volante degli astigiani. A maggio 2025 vengono diffusi i dati sul rilascio delle patenti: Ad Asti la più bassa percentuale di promossi all’esame di guida in Piemonte. Nel 2024 sono stati sostenuti 8.037 esami di teoria e pratica: solo 5.379 idonei (il 66,9 per cento), 3.074 dei quali hanno conseguito la patente B (la media regionale è del 72 per cento). Anche in questo caso le statistiche da sole non bastano, devono essere accompagnate da analisi e riflessioni. Matteo Ratto, istruttore e segretario provinciale dell’UNASCA (Unione nazionale autoscuole studi consulenza), dice a La Stampa: «È giusto che l’esame sia difficile. Ad Asti tutto viene svolto rispettando rigorosamente le linee ministeriali. In alcune regioni le percentuali di bocciati sono minime, ma in questa provincia si può andare in giro sicuri». La maggior parte dei bocciati si riscontra nell’esame per la patente B, mentre il successo cresce per la C, per CE, D e DE. Secondo gli istruttori, a queste categorie si rivolgono persone che hanno necessità per il lavoro, quindi «in genere con un’età un po’ più alta, sono magari più responsabili ed esperti».
Qualche (raro) dato positivo
In questo quadro scurissimo, il Rapporto Statistico del Turismo dell’Osservatorio Turistico della Regione Piemonte, presentato il 21 marzo, ha acceso qualche luce. Una relazione fitta di numeri: nel 2024 raggiunti i 6,28 milioni di arrivi (più 3,6 per cento rispetto al 2023) e i 16,89 milioni di presenze (più 4,1 per cento), che, tradotto, significa non soltanto che hanno scelto il Piemonte più turisti, ma pure che i soggiorni sono stati più lunghi. Gli stranieri rappresentano più di metà del turismo regionale, fra le provenienze spiccano Stati Uniti e Cina. Interessante il legame con i matrimoni: più di mille le cerimonie nuziali internazionali spartite soprattutto tra colline di Langhe e Monferrato da una parte e laghi Maggiore e d’Orta dall’altro. Langhe, Monferrato e Roero hanno insieme contato 690 mila arrivi (più 4 per cento) e un milione e mezzo di presenze (più 5,1 per cento). E il record positivo porta con sé un orgoglio aggiuntivo: a livello nazionale le presenze sono cresciute soltanto del 2,5 per cento, gli arrivi sono diminuiti del 3,3 per cento.
Infine un piccolo record – più morale che pratico, più sorpresa che primato – che arriva dalla politica. In genere, le opposizioni locali di fronte a scelte impopolari di un governo provocano gli amministratori di quella stessa parte politica, li punzecchiano chiedendo commenti. Invece qui spunta l’eccezione. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini in questi giorni è stato accusato di aver tagliato 1,7 miliardi di fondi destinati alle province: a quella di Asti, anziché i 3,5 milioni previsti, secondo le stime del Partito Democratico, arriverà un milione di euro. Chi segue i social in quest’area è abituato a vedere immagini di buche, copertoni squarciati, a leggere proteste e invettive contro sindaci, ANAS e soprattutto contro la Provincia (il presidente è il sindaco del capoluogo Maurizio Rasero), alla quale spetta la manutenzione di 1200 chilometri di strade.
Ebbene, nello sconcerto collettivo, Salvini è riuscito a riappacificare almeno per il momento tutti quanti sul territorio. “Antichi” seguaci di Umberto Bossi scrivono su Facebook: «Almeno evitate di definirlo leghista. La Lega era un’altra cosa, prendeva i soldi da Roma per darli al Nord». Ma, al di là del pittoresco e dell’egoismo geografico, Rasero incassa anche la difesa anticipata di Mauro Bosia (Uniti si può), con Vittoria Briccarello uno dei membri dell’opposizione più attenti e concretamente critici in Comune. Con lodevole correttezza Bosia offre ad Asti un piccolo record rispetto alla consuetudine nazionale: non si utilizza una decisione di un ministro di destra per chiederne conto a un sindaco e presidente di centrodestra. Avverte il consigliere su Facebook: la prossima volta che vi si squarcia un copertone, che una frana vi impedisce di tornare a casa non prendetevela con i sindaci o con il presidente della Provincia, ma sappiate che la colpa è del governo.
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