Le troppe morti dei Grigi

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Nell’ultimo mezzo secolo di storia dell’Alessandria Calcio non sono certo mancate “le discese ardite e le risalite”, anche se forse più che di discese bisognerebbe scrivere di precipitazioni: intense e dagli effetti devastanti.
Storie che si sono ripetute quasi identiche: le due ultime promozioni in serie B, distanziate di cinquant’anni, hanno coinciso con l’immediata retrocessione e con la fine delle presidenze che le avevano conquistate.
Una città che non perdona
Quando negli Anni Sessanta del secolo scorso Remo Sacco divenne proprietario dei Grigi – così in città tutti chiamano la squadra – arrivò finalmente ai vertici un imprenditore con enormi risorse e ambizione. Sacco, ingegnere di titolo svizzero, partito con un brevetto per le trivellazioni (l’attività del padre Umberto), divenne costruttore, petroliere, armatore. Comprò tra l’altro la villa di Luchino Visconti sulla via Salaria, al civico 366. Comprò i Ciga Hotels e l’Immobiliare Roma. Molti affari nella capitale, nella sua città sfogò la passione per il calcio (era tra l’altro legato ai Masseroni, la famiglia di Carlo, il presidente che aveva venduto l’Inter ad Angelo Moratti).
Anni di calcio sempre ai vertici fino appunto alla promozione del 1974, giorni in cui la città era divisa tra la gioia per i Grigi in B e l’immenso dolore per la strage nel carcere di piazza Don Soria: sei insegnanti, un medico, sei agenti e sei detenuti presi in ostaggio, sette morti (tra cui due dei tre rivoltosi). Eppure, i tifosi trovarono modo di contestare il presidente-vincitore, anche duramente, con scritte sui muri e proteste ai cancelli di casa Sacco, a Spinetta, tanto che l’ingegnere a un certo punto dovette rinunciare alle partite di briscola a cinque al bar della frazione Litta Parodi, suo momento di relax quando tornava dai tanti viaggi di lavoro.
Le stesse contestazioni sono state vissute da Luca Di Masi, il presidente della promozione in B del 2021, dopo un campionato lunghissimo deciso solo dai rigori nella finale dei playoff. Ne abbiamo conosciuto i (non pochi) difetti, ma pure i pregi, la passione e i notevoli investimenti. Di Masi è tornato ai suoi negozi nel centro di Torino inseguito dalla rabbia dei tifosi – Alessandria è una piazza calorosa, competente, ma molto difficile – lasciando dietro di sé il ricordo di alcune stagioni notevoli ma, purtroppo, una coppia di successori indegni.
I soldi del Monopoli
Il ventunesimo secolo ha già visto tre crisi societarie molto profonde. «Una sentenza datata 13 agosto 2003 emessa dal Tribunale civile dichiarò falliti i Grigi, che vennero cancellati dalla geografia del calcio. Per la prima volta dopo novant’anni anni di permanenza continuata nelle divisioni professionistiche del calcio nazionale», scrive con toni da epitaffio Museo Grigio, il sito che conserva e tramanda la memoria della squadra.
Dall’Eccellenza regionale, il secondo gradino del calcio dilettantistico italiano, ripartì una Nuova Alessandria 1912, che giocò una stagione e non venne mai riconosciuta dai tifosi. Solo alla fine del campionato 2007/08 i Grigi tornarono a giocare la serie C o meglio, per chiamarla col nome dell’epoca, la “Lega Pro Seconda Divisione”. Una storia molto simile a quella di oggi – ci torneremo – ma in mezzo si è vissuta un’altra profonda crisi dopo la stagione 2010/11, quando il presidente era l’imprenditore toscano Giorgio Veltroni, che ai Grigi portò un grande allenatore (Maurizio Sarri) e molti guai.
Si avvicinava un altro fallimento, dopo altri passaggi di personaggi bizzarri, su tutti il torinese Alessandro Mongarli, che sul Linkedin si definisce “inventore”. All’epoca fu molto citato un suo brevetto per l’apertura “a zeta” delle lattine. E, no, se non ne avete mai trovata una che si apre così non siete i soli.
Chiaro il giudizio dei redattori di Museo Grigio: «C’è stato anche il tempo di conoscere da vicino la millanteria di tal Alessandro Mongarli, avventuriero da strapazzo e alle sue borse coi soldi del Monopoli». Allora intervenne per il salvataggio, si legge sempre su sito, «una nuova entrata a gamba tesa della politica» e la passione di un gruppo locale.
La strana coppia e le criptovalute
Dopo Di Masi, uno dei nuovi proprietari è Alain Pedretti, immobiliarista italo-francese, con trascorsi di calcio svizzero e francese non entusiasmanti. L’altro è Enea Benedetto. Sul Linkedin, lui invece si definisce “presidente” (termine ampio ma sempre accattivante). Ha creato la criptovaluta Vectorium, presiede SEIH – Saudi European Innovation Hub – un centro di innovazione che, parola di sito, si occupa di «fintech, blockchain, smart cities, biotecnologie, intelligenza artificiale etica e telemedicina». Tutta roba che nel mondo del pallone non si era mai vista. Nel novembre 2023 La Stampa scrive: «Le criptovalute irrompono nel calcio: l’Alessandria primo club professionistico a usarle. Lo annuncia con orgoglio il presidente che milita in serie C, Enea Benedetto».
«Arriva lui stesso dal mondo delle criptovalute», precisa il quotidiano. Mondo che ci si augura conosca meglio del calcio. Le testate specializzate, nel ricostruirne il curriculum sportivo, sono impietose: «Nel 2020, prova l’avventura nel mondo del calcio con l’AS Torino Calcio, avventura che si rivelerà con molti bassi e pochi alti e poi diventa il proprietario dell’Alessandria, esperienza che durerà pochi mesi con il club che a fine stagione retrocederà tra i dilettanti», scrive SerieD24 quando Benedetto proverà a comprarsi pure la Pro Vercelli.
La strana coppia lascia Alessandria quasi subito. Il nuovo Presidente Andrea Molinaro nel gennaio 2024 dichiara spavaldo che la società avrebbe investito 3 milioni e mezzo per coprire i 2,6 milioni di debiti. Poi, a sorpresa, annuncia che una delegazione di Grigi sarebbe andata in udienza dal Papa. Ma neanche Francesco riuscirà a salvare la squadra.
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Bentornata a casa
L’US Alessandria Calcio 1912 fallisce all’inizio del 2025 a causa di un debito stimato da diverse fonti stampa in circa due milioni di euro. Al vecchio, storico stadio Moccagatta subentra la Forza e Coraggio Alessandria, nuovo nome dell’Asca, il secondo club della città che da anni gioca nel campionato di Promozione, sesto livello del calcio italiano. La nuova squadra, che scende in campo con la maglia grigia, è molto sostenuta dai tifosi: al derby con i rivali storici del Casale, pure loro caduti negli inferi, sono presenti più di quattromila spettatori, cifra raramente raggiunta tre anni prima, quando i Grigi erano ancora in serie B.
La Forza e Coraggio, qualche settimana fa, ha vinto il girone D di Promozione Piemonte-Valle d’Aosta ed è stata promossa in Eccellenza. Subito sono iniziate altre partite cruciali in vista della nuova stagione. Partite che si giocano lontano dal campo. La prima tappa è stata l’asta per l’aggiudicazione del ramo d’azienda dell’US Alessandria Calcio 1912 che comprendeva denominazione, marchio, trofei e attrezzature della società, tutti in liquidazione giudiziale. La gara si è svolta venerdì 6 giugno nello studio del liquidatore, l’avvocato Marco Ferrari e, nonostante i timori della vigilia, la Forza e Coraggio ha avuto la meglio.
Adesso i Grigi possono tornare a chiamarsi con il nome di sempre. I tifosi hanno subito festeggiato. «La notizia è meravigliosa. Ora c’è da fare la squadra, c’è da fare tutto. Però da qualche parte si doveva cominciare e questo è sicuramente l’inizio migliore. Un passo per volta, secondo me, le cose si rimetteranno a posto», dice a L’Unica uno di loro, da sempre molto vicino al club.
Il passo successivo è la questione dello stadio. La concessione scadrà il 30 giugno e la richiesta del Comune, proprietario del glorioso Moccagatta – che ha visto giocare campioni del mondo come Rava, Bertolini, Giovanni Ferrari e un giovanissimo Rivera, quando la squadra era in serie A – appare alta, anche in paragone con altri impianti piemontesi, pure per squadre che militano in categorie superiori. «Un ammontare minimo annuo di 123.033 euro, a cui si aggiungono l’IVA di legge e spese di imposta di registro pari al 2 per cento del valore della concessione quinquennale», spiega su Il Piccolo Mimma Caligaris, giornalista che da anni segue da vicino le vicende dei Grigi. «Alla cifra si devono aggiungere poi tutti i costi di gestione, manutenzione del manto erboso e le utenze, somme che nell’ultimo anno la Forza e Coraggio ha sostenuto».
Intanto, però, l’Alessandria è rimasta agli alessandrini. Nella sua lunga storia, questa è sempre stata un’ottima notizia.
Questa puntata di L’Unica Alessandria termina qui. Se ti è piaciuta, condividila! E se pensi che ci sia una storia di cui dovremmo occuparci, faccelo sapere: ci trovi a info@lunica.email.
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